martedì 27 novembre 2012

Inga ABITOVA, un brutto anatroccolo, un finto cigno

La notizia ha quasi tre settimane (vd. @RW_08/11) e ha maturato nelle bozze dei post: c'è tempo due anni per dimenticarci di Inga ABITOVA. Nella foto statica risulta accettabile, ma nel video incorporato in calce appare nel suo orrore tecnico. Eppure nel 2006 a Goteborg vinse un Campionato Europeo di buon spessore sui 10'000m in 30'31" e si trasformò anche in ottima maratoneta (2h22'19" a Londra 2010 - vd. scheda IAAF), prima che ci incrociassimo a NYC Marathon 2010: era arrivata 4^ in 2h29'17" ... non cercatela! L'organizzazione l'ha già tolta dalle classifiche.

Tutto a posto per Inga, finché non è entrato in funzione il passaporto biologico che ha evidenziato le abnormi fluttuazioni dei suoi valori ematici, difficilmente spiegabili senza l'utilizzo di sostanze dopanti. Evidentemente non è riuscita a giustificarli perché le è stata comminata una squalifica di due anni. Sta funzionando, il nuovo strumento, almeno finché gli atleti non impareranno a rimanere nei limiti ...

... in fin dei conti Ivan BASSO era indicato come uno dei migliori esempi, con i valori più stabili (vd. post 08/01/2011).

MOSCOW (Reuters) - Former European 10,000 meters champion Inga Abitova has been handed a two-year ban for breaking anti-doping regulations, the Russian athletics federation (VFLA) said on Wednesday.
Abitova, 30, who won gold at the 2006 European championships in Gothenburg, was banned for an "abnormal hemoglobin profile in her biological passport", the VFLA said on its website (www.rusathletics.com).
The Russian also won silver over the same distance at the 2010 European championships in Barcelona and finished second at the London marathon that year.


She came in fourth in the 10,000 meters at the 2008 Beijing Olympics but failed to make the Russian Olympic team this year.
The VFLA has annulled Abitova's results from October 10, 2009 while her suspension began on October 11, 2012.
In July, the VFLA handed two-year bans to three other leading female Russian long-distance runners, including 2010 European marathon champion Nailya Yulamanova.

3 commenti:

Enrico VIVIAN ha detto...

Schwazer Italia 3 ore e 36, Schwazer Russia 3 ore e 30 ... ecco la frase che ha innescato il dramma di Alex SCHWAZER, oggi @gazzetta_27/11

Schwazer: "L'antidoping c'è soltanto in Italia"

Torna a parlare l'ex marciatore azzurro: "Ci si sente presi in giro, si cerca il doping per gareggiare alla pari con gli altri". Poi il racconto della nuova vita da studente di Economia all'università di Innsbruck

Il momento che cambia la vita di Alex Schwazer è una sera di fine agosto del 2011, in Corea del Sud. La mattina il marciatore altoatesino - medaglia d’oro olimpica nel 2008 a Pechino - ha gareggiato al Mondiale nella 20 chilometri, e anche se si è qualificato solo nono è soddisfatto del risultato: arriva da un periodo difficile (dopo Pechino ha cambiato allenatore, città, psicologo) e in primavera si è rotto un legamento. Ma, quella sera, gli si avvicina un gruppo di atleti stranieri che in gara sono andati molto forte, e che sono appena rientrati da una squalifica per doping. Sghignazzano, ridono di lui, e c’è una frase che per Alex è una pugnalata: "Schwazer Italia 3 ore e 36, Schwazer Russia 3 ore e 30". Ovvero: il tempo che fa da 'pulito' rispetto a quello che - se imitasse tanti atleti russi - farebbe da 'dopato'?. Per Schwazer quelle parole ne vogliono dire una sola: stupido. Il resto è nelle cronache: l'acquisto delle fiale di eritropoietina in una farmacia turca, le iniezioni cominciate il 13 luglio 2012, il 30 dello stesso mese il controllo che lo trova positivo e che determina l'esclusione dall'Olimpiade di Londra, l'8 agosto lo shock della conferenza stampa, l'intervento della giustizia sportiva e di quella ordinaria, che si pronunceranno prossimamente.

ITALIA E NO — Dopo un lungo silenzio, l'ex marciatore azzurro torna a parlare in una doppia intervista al Tg1, in onda questa sera, e a Vanity Fair, in edicola domani. Ribadisce di aver fatto tutto da solo e spiega il suo stato d'animo di allora: "Ci si sente presi in giro. Se uno qua da noi si dopa non è perché vuole avere un vantaggio, ma perché vuole finalmente gareggiare alla pari. Non è facile dover gareggiare contro atleti nei confronti dei quali c'è tanto sospetto. Nessuno dà uno sguardo al di là dell'Italia, dove l'antidoping non esiste". Poi un rimpianto: "Forse mi sarei dovuto fermare per un anno, occuparmi di altre cose e probabilmente sarei rientrato e avrei vinto come a Pechino. La tristezza e la rabbia mi hanno spinto a fare un terribile errore".

NUOVA VITA — L'ex azzurro adesso studia Economia a Innsbruck: "Sto cercando di provare altri stimoli, sono stati dei mesi molto intensi. Positivi per la nuova sfida che riguarda il Master, ma anche negativi perché sono state dette e scritte sul mio conto tante cose non vere che hanno coinvolto persone che, purtroppo, non c'entrano niente. Mesi difficili. Qual è la cosa più bella della nuova vita? Stare seduto in classe in mezzo a ottanta ragazzi, guardare la pioggia fuori dalla finestra e pensare: 'Che bello, oggi non devo uscire'. L'ombra del dottor Ferrari, messo al bando dal Coni fin dal 2002: Schwazer lo ha incontrato nel 2010, non per il doping - ripete - ma per farsi preparare delle tabelle di allenamento: "Sapevo che era sospettato per dei precedenti episodi legati al doping, ma non sapevo che era stato radiato dal Coni, altrimenti non ci sarei mai andato".

Enrico VIVIAN ha detto...

CAROLINA — E infine, la Kostner e le perplessità sul fatto che anche lei potesse sapere. "Carolina sta bene. La gente deve sapere che quando due atleti di vertice stanno insieme, il rapporto non si può paragonare a quello delle coppie normali che lavorano e si incontrano alla fine della giornata... noi non ci vediamo per dei lunghi periodi e ci sentiamo solo al telefono. Chi pensa ad un rapporto normale è ovvio che dica: cavolo, lui mette l'eritropoietina nel frigorifero e lei non si accorge di nulla, ma non è così... quando uno decide di doparsi o si confida con qualcuno oppure sceglie il segreto e non lo dice a nessuno. Come ho fatto io. Se c’è una persona che può capire e perdonare quello che ho fatto, è lei: noi sportivi siamo estremi, viviamo di pressione e disciplina, e se non stiamo bene psicologicamente rischiamo sempre di cadere".

Enrico VIVIAN ha detto...

articolo in due parti perché ho imparato che i commenti reggono al massimo 4'096 caratteri ...

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