Dietro ogni grande questione aperta della fisica sta lo zero ... L'Universo principia e termina nello zero ... Così inizia e conclude l'ultimo capitolo All'Infinito e Oltre.
Nasce come storia di matematica e finisce con prospettive di fisica: ci ha messo millenni per avere dignità fra i numeri, sfugge ancora nella realtà della materia.
Contare e misurare, operazioni tanto simili (per noi) quanto diverse (nel tempo) che in molte civiltà si fece a meno dello zero e (a maggior ragione) di suo fratello infinito.
Entrambi esclusi da geometria e logica greche, trova primo utilizzo nella numerazione babilonese e successiva collocazione in quella indiana e arriva in Europa nel Medioevo.
Quasi tutti ci hanno litigato, a volte non apprezzando (o aspettando troppo) le vittorie, prima fra le carte e poi sul campo, infine nella cultura e nella pratica.
Sembrava non servire, non meritava cifra in greco, men che meno in latino, tanto che Archimede contava in babilonese (numeri grandi) e riconvertiva.
Ci volle un millennio e mezzo per infilare lo zero nell'aristotelismo imperante anche nella cultura cristiana, fino a dare spessore anche a piatte figure.
Non solo numeri, ma nuovi calcoli che si reggono tanto quanto funzionano prima di avere sostanza dimostrativa e meritare rigore matematico.
Tre secoli volano e s'infittiscono di cose nuove e nuove rappresentazioni, ma a stupire non solo invenzioni umane anche il mistero della natura.
Sempre più ampia e incomprensibile, nel senso, meno maneggiabile per dimensioni e analogie che ci scappano a zero come a infinito.
Charles Seife, laureato in matematica alla Yale University, insegna giornalismo alla New York University. (C) 2000 - 2013 / 236 pagine
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