lunedì 30 gennaio 2012

Questione di Stile - Alberto COVA

Libero 29/01/2012 pag.37
Ormai smisto info: ricevo, elaboro, invio. Mi è stato recapitato il quotidiano Libero di domenica scorsa, già aperto e ripiegato su pagina 37 (vd. link), dove ritrovo Alberto COVA fra i Soggetti Smarriti, rubrica di Alessandro DELL'ORTO (chi mi fa avere un buon pdf? sostituisco volentieri questa orrida scansione). È un bell'esempio di come un campione assoluto della storia recente sia (ri)presentato al pubblico generico di un giornale politico da un cronista non sportivo. Sintomatico il titolo che invita a leggere l'articolo intero "Ero il re del mezzofondo ma oggi mi batte anche Linus": Pasquale DI MOLFETTA è il termine di paragone per chi corre ... 3h30' sulla maratona sembra essere il confine fra lenti e i veloci. Come sono cambiati i tempi!

L'articolo è un bel mix di presente che recupera il passato in quanto Alberto utilizza la sua storia sportiva come metafora di coaching nel suo attuale lavoro (vd. video @LeaderGroup - dura solo 2'20"), dichiara la sua quasi nausea per la corsa (non è un bel segno di congruenza), fa il riassunto della sua vita post agonistica (mi ero perso la recente separazione), soddisfa tante piccole curiosità dell'intervistatore che forse sono le stesse dell'uomo comune.

Libero 29/01/2012 pag.37
Ho ricordi atletici fin dalle Olimpiadi di Montreal 1976, quando lo zio Luigi cercava di vedere qualcosa in Alpago. Qualcosa di più limpido in quelle successive a Mosca 1980, soprattutto per i 200m di Pietro Paolo MENNEA. Anche allora ero in Alpago, senza i problemi di fuso di quattro anni prima, e avevo già cominciato a interessarmi di atletica. Già l'anno successivo avevo iniziato a capire qualcosa di più e ci fu un buon spettacolo alla Coppa del Mondo di Roma (settembre 1981), città che ospitò nella primavera successiva anche i Campionati del Mondo di Corsa Campestre. Quante belle gare!

Il vero imprinting agonistico, comunque, è stato proprio con Alberto COVA, al momento della prima vittoria della fantastica tripletta europei-mondiali-olimpiadi. Era inizio settembre 1982 e le prove più lunghe erano state programmate in serata per evitare il caldo della capitale greca, accavallandosi purtroppo con i telegiornali. La regia ebbe l'ardire di forare il palinsesto per mostrare il gran finale con Carlos LOPES e Martti VAINIO. La vittoria fu molto emozionante, trascinata dalla telecronaca di Paolo ROSI, che raggiunse il vertice l'anno successivo ai mondiali di Helsinki. Ecco la tripletta riassunta in pochi minuti (qui il link per miglior video senza il sonoro che l'ha reso immortale).


Fino a poco tempo fa non era difficile trovare Alberto sui campi di gara. Ebbi l'ultimo incontro nel mare di fango ai CdS di Corsa Campestre a Campi Bisenzio febbraio 2009 e parlammo dei suoi Mondiali corsi nella melma (Neuchatel 1986 peggio di Gateshead 1983). Girò molto l'Italia anche come consigliere nazionale della FIDAL, responsabile allora del progetto talento, e fu presente anche alla festa [AV] di fine febbraio 2006, per onorare la medaglia mondiale di Matteo GALVAN.

StefanoMei-AlbertoCova-SalvatoreAntibo
1-2-3 sui 10'000m ai CE Stoccarda 1986
Alberto aveva uno stile tutto suo, ben riconoscibile in mezzo al gruppo, impettito, con il passo radente, rapido negli appoggi come nei cambi di ritmo. Non piaceva molto agli esteti teoretici, come non piacerà Michael JOHNSON qualche anno dopo, eppure quello era lo stile più redditizio che gli concedeva la sua struttura ortopedica e muscolare.

Alberto vinceva molto: non era veloce, non nel senso proprio del termine, ma nel finale di gara arrivava più fresco per le straordinarie capacità aerobiche su cui innestava frequenze di falcata sconosciute agli avversari. Diventò quindi il riferimento su cui si focalizzarono le rivalità e crebbero i valori di tanti altri atleti italiani che si pregiavano di batterlo.

Ricordo che la sua Pro Patria Milano disertò il podio dei CdS di Corsa Campestre a Villa d'Almé (febbraio 1986) quando Gelindo BORDIN, tagliando per primo l'arrivo, non trattenne un gesto di gioia, espressione sanguigna e volgare, che fu interpretato come un gesto offensivo. Intanto i giornali avevano argomenti di cui parlare, l'atletica riempiva le pagine, gli atleti erano personaggi ben riconoscibili e gli sponsor vedevano il loro marchio in bella mostra, quando le squadre civili riuscivano a essere ancora concorrenziali con quelle militari.

Maserati Sport GT Awards Edition
per Alberto COVA (vd. @ Maserati)
La magia andò in frantumi su un cordolo della pista ai Campionati Europei di Stoccarda (agosto-settembre 1986). Dopo l'argento sui 10'000m, battuto da Stefano MEI e inseguito da Salvatore ANTIBO, Alberto COVA cercava una medaglia, se non la vittoria sui 5'000m. Purtroppo incespicò, si fece molto male a una caviglia e fu l'innesco della spirale discendente. Non fu più lui: perse la reattività, perse le abilità tecniche, perse il sostegno neuro endocrino, perse le motivazioni ... chi lo seguiva allora è ancora molto attivo su entrambe le sponde delle principali riviste di corsa italiane (il tecnico su CORRERE, il medico su RW). Potrebbe essere un buon argomento da presentare, perché non so quanto sia noto alla maggior parte dei loro lettori, per lo più arrivati con Stefano BALDINI già olimpionico.

Girando in rete ho trovato questa recente immagine di Alberto, dove appoggia canotta di gara e oro olimpico sul cofano di una MASERATI Sport GT Awards Edition. Chissà se riuscirei a riconoscerla se per caso la incrociassi per strada! Non ho ben capito se la guida davvero o no,  ma mi piace che due vertici assoluti dello stile si siano ritrovati anche recentemente: il tridente e Alberto, la maglia azzurra con il tricolore e la medaglia guadagnata indossandola e rappresentando l'Italia tutta.

Verona - Vicenza rivali storiche
unite dallo sponsor
Questione di Stile! In un'altra dimensione, tutta regionale, in tutt'altra pratica sportiva, il gioco del calcio, ho recentemente scoperto quello che al mio occhio ingenuo di antico tifoso da stadio poteva sembrare improbabile trent'anni fa: Vicenza e Verona unite dallo stesso sponsor. A dire il vero è lo Style Partner ben evidente nella home page del sito NICO. Trent'anni fa sembrava comunque impossibile che una squadra di calcio di quartiere come il Chievo Verona ascendesse ai massimi vertici nazionali, confrontandosi direttamente e poi surclassando lo storico caposaldo Hellas Verona.

venerdì 27 gennaio 2012

Allargare la Famiglia

Davide, Maila, Antonella, Enrico, Anna, Luigi + Matteo
L'anno olimpico porta fortuna alla mia famiglia: Camilla è nata nel 2004 e potrebbe chiamarsi Atene, Tommaso è nato nel 2008 e potrebbe chiamarsi Pechino. Così nel 2012 potrebbe arrivare Londra, quindi un'altra femmina. Non so quanto Antonella sia d'accordo.

Non è proprio del mio nucleo familiare che intendo parlare, ormai in crescita solo per età, né del ramo superiore dell'albero genealogico, ben rappresentato nell'immagine qui a fianco (da sinistra a destra): Davide, Maila, Antonella, Enrico, Anna, Luigi ... manca solo Matteo, che si trova dall'altra parte dell'obiettivo. Ci siamo tutti, quasi involontariamente in divisa, in quanto avevo dato semplici indicazioni cromatiche senza indicare il capo specifico. Così i tre fratelli sono in arancio e le tre donne in rosa NYC, che ben si staccano nel verde del prato e sull'azzurro del Brenta. Il Ponte degli Alpini e i palazzi del centro di Bassano del Grappa ci fanno da corona.

GdV martedì 24/01/2012
Perché scattare una foto in un pezzo di prato difficilmente utilizzabile per correre (piccolo, sconnesso, pieno di deiezioni animali e cocci aguzzi di bottiglia)? Perché contiene la più bella, riconoscibile e rappresentativa scenografia locale (PhotoShop free!), più della Marostica dove abito che già si trova sparsa in tante immagini nel blog.

Per i non locali ricordo che Bassano del Grappa ebbe l'ardire di proporsi come provincia una decina di anni fa (vd. uno studio @fondazionenordest), ritagliandosi 45 comuni di cui 30 vicentini, 12 trevigiani e 3 padovani: sarebbe quindi diventata il capoluogo dell'Altopiano dei Sette Comuni, del massiccio del Grappa e delle relative pendici meridionali, da Pederobba-Asolo al comprensorio di Marostica, spingendosi a sud fino a Cittadella (vd. pag.16 studio @fondazionenordest).

Non è più stagione per certe iniziative! Perché replicare funzioni e organismi che invece nel tempo dovrebbero essere accorpati? L'ultima grande magia in questo senso è riuscita in Sardegna che ha raddoppiato le province da quattro a otto (vd. @comuni-italiani), superando le sette del Veneto che conta il triplo di abitanti: alle storiche Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari sono state aggiunte Carbonia-Iglesias, Olbia-Tempio, Medio Campidano, Ogliastra. Ripasserò il resto d'Italia quando Camilla comincerà a studiare la geografia nazionale.

VendereDiPiù nr. 11 pag.12
Preambolo e divagazione per spiegare il contesto dell'immagine in cui appaiono un marchio noto, uno antico e uno del tutto nuovo. Non devo certo aggiungere molto ad Atletica Vicentina (vd. sito) e alla sua sezione [AV] MASTER (vd. sito), mentre devono essere presentati Scuola di Corsa (vd. pdf locandina completa) e NICO Abbigliamento Calzature, nel cui sito l'iniziativa è in pole position (vd. home page).

Da un paio di anni [AV] MASTER propone i servizi Running School (vd. sito) e Run Academy (vd. sito) localizzati a Vicenza dove si trova la massima concentrazione dei tesserati e dove le strutture sono gestite da personale che collabora direttamente con Atletica Vicentina. Più volte mi è stato suggerito "fai qualcosa di simile dalle tue parti!", ma [AV] non ha le stesse disponibilità al di fuori del capoluogo, sempre mediate dalle società locali che sono concentrate nella promozione dell'atletica e nell'attività giovanile. La corsa amatoriale/master è un fenomeno ormai ben distinto all'interno della FIDAL.

Che fare? Bisogna trovare altri canali di comunicazione! Qui pubblico l'articolo che mi ha fatto scattare la molla per presentare il progetto presso amici ben strutturati e maratoneti pure loro!

VendereDiPiù nr. 11 pag.13
Sono abituale cliente del negozio NICO Abbigliamento Calzature a San Zeno di Cassola, sia per me che per la mia famiglia e non mi metto a riportare ciò che è ampiamente spiegato nell'intervista in tre pagine a Dome(NICO) PASSUELLO, fondatore del gruppo, che ci ha messo il nome e 50 anni di operatività per costruirlo e ampliarlo fino alle dimensioni attuali: 500 collaboratori, 45'000m² di superficie totale di vendita, un’affluenza di circa 5 milioni di clienti all'anno e 21 negozi di cui 13 in Italia, 5 in Polonia e 3 in Repubblica Ceca (vd. punti vendita).

Pur avendo già effettuato il passaggio generazionale nella gestione dell'azienda, Nico è tuttora presente in negozio a guidare i giovani venditori, come il socio Franco BATTAGLIA, che a suo tempo aggiunse il reparto calzature a quello di abbigliamento. Il link per tutto è stato Maurizio, figlio di Franco, che avevo conosciuto fra gli scaffali al di sotto dei cinque cerchi olimpici appesi al soffitto. Io non sapevo esattamente chi fosse, mica ha scritto in fronte la propria genealogia, ma lui sapeva chi ero io e così è nato un libero dialogo nel tempo trascorso a scegliere.

Ero proprio uno strano acquirente! Arrivavo con il sacchetto delle scarpe recentemente consumate, da confrontare con i nuovi modelli, armato di bilancia e metro flessibile per verificare peso/dimensioni del mio US 10½, che un po' tutte le marche stanno alleggerendo. Verificavo la disponibilità, mi accomodavo sui divanetti e mi servivo tranquillamente da solo, essendo le scarpe negli scaffali in corrispondenza al campione esposto sul ripiano. Calzavo la scarpa nuova, calzavo la vecchia, facendo ogni volta qualche giro della pista dalle corsie blu che circonda l'area sportiva. E decidevo con calma.

Poi è iniziata l'operazione ex voto: ho cominciato a lasciare sopra gli scaffali le foto di gara dove utilizzavo le scarpe proprio lì acquistate. Nell'immagine di intestazione del blog sono state tagliate, ma non è difficile recuperarle altrove (sono le stesse di Berlino 2008).

VendereDiPiù nr. 11 pag.14
Tanti amici runner si stupivano che io acquistassi da NICO "perché non vai in un negozio specializzato?". "Perché dovrei? Lì c'è quasi tutto quello che mi serve e magari nel frattempo Antonella sistema Camilla e Tommaso nel reparto bambini che sta a fianco". Quanto spazio, quanto materiale! Millecinquecento metri quadri degli ottomila totali sono dedicati alle calzature. Poi non di solo running vive il runner! Due inglesismi consecutivi, termini quasi banditi nella comunicazione con NICO, anzi, forse rendo meglio se parlo in dialetto dalle mie parti! Non mi è difficile.

Ormai lo sviluppo e la presentazione di progetti è uno sport nazionale, una sfida fra i vari PowerPoint dove chi più ne ha, più ne mette. Io mi sono limitato a riassumere in una pagina A4 F/R,  poco più di due cartelle direbbero i giornalisti, e mi sono presentato con tanto altro materiale per soddisfare il tatto. Tema: cosa possiamo fare insieme! Qualcosa di reale, che magari possa alimentarsi anche con il virtuale e i magnifici strumenti che la tecnologia mette a disposizione.

A dire il vero la prima domanda era "cosa possiamo fare insieme?". Cambia la punteggiatura e cambia la sostanza. Per quanto simpatico e interessante, il progetto deve essere praticabile e un'azienda deve intravedere il ritorno dell'investimento. Così il marchio di presentazione è diventato "Scuola di Corsa Enrico Vivian". Cosa so fare? Correre. Cosa dovrei sapere? Far correre. Nell'ambiente della corsa è più conosciuto Enrico Vivian o NICO? Forse Enrico Vivian.

VendereDiPiù nr. 11 pag.15
Ecco esplicitati i presupposti per la nascita della "Scuola di Corsa Enrico Vivian". Tutto italiano e un cognome veneto. NICO aveva già quasi tutto (spazi, materiale, vetrina), io ci ho messo il mio personale contributo e l'insieme di relazioni che si sono unite (vd. pdf locandina completa). Ormai si combina poco da soli! Sforzi individuali, per quanto intensi e ben sostenuti, possono fallire, scontrandosi con i limiti di competenza e di carattere. Motivo per cui, allargando la famiglia, è possibile trovare l'occasione per una sana condivisione. Faccio due brevi esempi.

L'anno scorso avevo partecipato alla Montefortiana e da lì sono iniziate tutte le mie disgrazie al ginocchio sinistro, che in qualche maniera si trascinano ancora (seguiranno disquisizioni sulla RMN di sabato scorso). Solo per la compagnia ho valicato il confine provinciale per arrivare alla base delle colline presidiate da merli scaligeri.

Pensavo di fare un avanti-indietro Monteforte d'Alpone-Soave approfittando della chiusura delle strade e, andando incontro agli amici, scattare qualche foto, magari con lo sfondo del castello che tanto assomiglia a quello di Marostica. Invece trovo Riccardo, capitano del gruppo [AV] MASTER, che mi dice "vieni con noi!". Non me lo faccio ripetere. Così apprezzo il panorama dalle colline, come non ero riuscito a fare l'anno scorso (vd. post 24/01/2011), e produco un servizio che non mi rende grande merito come runner, ma arricchisce il resoconto di mio fratello Matteo (vd. blog) e quello di Riccardo in [AV] MASTER LETTER (vd. pdf).

VendereDiPiù nr. 11 - in copertina
Domenico Passuello e Franco Battaglia
Proprio la webzine mi offre la seconda riflessione, in quanto è pubblicata da alcuni mesi e ha subito una profonda revisione grafica prima di Natale quando si è passati dall'elaborazione amatoriale in PowerPoint all'impaginazione professionale in Adobe InDesign: tutto è cambiato! [AV] MASTER LETTER è diventata più ordinata, più leggibile, più rispettosa. Ognuno ci mette del suo (tutti i protagonisti nel box in prima pagina) e Riccardo coordina gli interventi e gli spazi. L'appuntamento bisettimanale concede il tempo per le riflessioni del caso.

La lunga introduzione è sintomatica dei mesi di dialogo e degli anni di frequentazione. Così sono riuscito a inserire tutte le pagine dell'articolo su VendereDiPiù, copertina compresa (vd. sito). Questo è solo l'inizio del processo di aggregazione, che senza precisi e solidi riferimenti non può iniziare. Appuntamento quindi fra gli scaffali NICO Abbigliamento e Calzature martedì e giovedì pomeriggio, in corrispondenza alle serate Scuola di Corsa, e ancora tutto il sabato pomeriggio, giorno di massima affluenza. Poi la domenica con Runitaly First siamo in giro per le corse nel mondo (vd. programma 2012 nel sito, vd. attivissimo gruppo FaceBook per le ultime comunicazioni). Scriveremo insieme i prossimi capitoli.

Per il finale musicale lascio Paradise dei ColdPlay. Non sono un loro fan sfegatato, ma li apprezzo e piacciono molto a Tommaso. L'altro giorno in auto ebbe a dire, dopo aver sentito solo due battute sonore, "questa è la mia canzone preferita! quella dell'elefantino che trova i suoi amici!" (come lo dice lui, un po' balbuziente e ancora senza accento veneto, fa morire dal ridere). Ecco la sintesi estrema della favola:  ingegno, fuga, viaggio, ricerca ... per tornare a suonare insieme sul palcoscenico. Dolce melodia in panorami mozzafiato!


PS notizia fresca fresca: la vedo dura per GEBRE partecipare alla Maratona Olimpica di Londra! Nove compagni di squadra sotto 2h06'29" di cui tre sotto le 2h05' stamattina nella maratona di DUBAI (vd. report @IAAF) ... in bocca al lupo per Tokyo! Gli serve un miracolo!

martedì 24 gennaio 2012

intervista a Peter SNELL: news dal passato

Peter SNELL nel 2012
Peter SNELL: Gentleman, Athlete, Scholar

To track fans, Peter Snell is a triple Olympic gold medalist. To his native New Zealanders, he's Sir Peter Snell, OBE. In the academic community he's Dr. Snell, Ph.D., director of the Human Performance Laboratory at UT Southwestern Medical Center in his hometown of Dallas, Texas .

Why should a middle-distance runner be doing 22-mile runs? Why is rest and recuperation important? What role does a coach play in a runner's development? What's more important to an athlete, psychology or physiology? Snell's search for answers to these questions has taken much longer than his rather brief athletic career, ...

Quattro pagine @runningtimes, circa 20'000 battute, molto più discorsive di quelle di Christopher McDougall. Chi ha superato l'impatto della presentazione può continuare con la lettura completa. Per chi mastica un minimo di inglese, si sforzi negli estratti che riporto. Ne vale la pena.

Ho chiuso il precedente post 20/01 ricordando l'esperienza neozelandese, di cui l'allenatore Arthur LYDIARD fu fondatore e anima, Peter SNELL fu la più bella e famosa espressione. Arthur non c'è più, ma Peter parla ancora al mondo dell'atletica sia con la sua storia sportiva che risale a mezzo secolo fa, sia con la ricerca scientifica applicata allo sport, che crebbe molto attorno alla loro esperienza. Non è difficile ripetersi su queste storie, tanto che una rivista prestigiosa e ben diffusa come Running Times torna ad aggiornarci il riassunto con nuove puntate.

Peter SNELL vince gli 800m alle Olimpiadi Roma 1960
Parlo ancora di Peter SNELL perché alcuni episodi della sua carriera sono interessanti per aggiungere elementi di valutazione sui piedi e la loro protezione. Mio padre è all'incirca suo coetaneo, quattro anni più giovane, e il Veneto rurale a cavallo degli anni '50 non doveva essere dissimile dalla Nuova Zelanda dello stesso periodo: anche a lui capitava di andare a piedi nudi, a volte per liberare il piede dalla rigida calzatura con la base in legno, a volte per risparmiare le calzature stesse (= sgàlmare, in dialetto).

Nell'articolo ho trovato un aneddoto in cui si parla anche di scarpe (vd. a metà di pag.3 @runningtimes). Già nel 1959 Peter aveva ottenuto le prime soddisfazioni atletiche nella sua isola e aveva cominciato a gareggiare molto, anche quando Arthur consigliava di costruire la condizione che avrebbe dovuto sostenerlo sulla via delle Olimpiadi di Roma. Dopo una gara su strada Peter sentì uno strano dolore alla tibia: "frattura da stress" fu la diagnosi, per fortuna in fase iniziale. Dopo un mese con le stampelle, Peter cominciò a innervosirsi e a cercare altri consulti, quando tutti gli ortopedici locali gli prescrivevano "riposo", finché un chirurgo inglese lo consigliò "non perdere altro tempo! comincia a correre sull'erba con scarpe ammortizzate". Poi sappiamo come è andata a finire.


Così prende un'altra dimensione l'episodio narrato da Arthur nel libro già citato (vd. post 26/08/2011) in cui spiegava la sua preoccupazione per la pista dello stadio di Roma, molto più dura rispetto ai percorsi in erba normalmente utilizzati da Peter nei suoi allenamenti. Conosceva la forza dirompente del suo atleta e la splendida condizione di forma, combinazione pericolosa per la fragilità che si era già manifestata. Fece così preparare delle scarpe speciali, con un rialzo in gomma che proteggesse meglio le preziose gambe. Allora i mezzofondisti veloci (e anche quelli prolungati!) erano soliti utilizzare le scarpe piatte dei velocisti. Mi fermo qui e lascio alcuni riferimenti dall'articolo: poco più di 5'000 battute, un quarto delle originali.

il passo statuario di Peter SNELL
Pagina 1 # "I grew up in a sporting family," says Snell of his athletic roots. His mother played tennis, his father golf. Solidly built and muscular, Snell began his athletic career in "ball games"--rugby, cricket, golf and tennis. "If you're good at something, it's motivating. You do certain sports because of the recognition factor."

"Who's coaching you?" Nobody. "You've got to go and see Arthur [Lydiard]." Macky set up a meeting, and Snell joined the running club coached by Lydiard. "I decided to drop my other activities and become a runner," says Snell.


Pagina 2 # The speed was there, but what was missing was the endurance, the foundation of Lydiard's training system. "Arthur got me involved in endurance running," says Snell. A cornerstone of the endurance program was a regular 22-miler on the legendary Waiatarua Circuit near Lydiard's house in Auckland. Lydiard didn't throw Snell into the 22-milers right away; he built up to it. "[Lydiard] paired me up with somebody whose pace I could handle," says Snell.

"I came to the conclusion that it was all about the conditioning," says Snell. "Spend as much time as you can on the conditioning and you'll eventually get yourself into, as Lydiard liked to say, a 'tireless state.' In practical terms, you could run the Waiatarua course and feel like you could go out the next day and do it again. You recovered rapidly. Once you got there it was a very heady feeling. You could do a great volume of training, get your intervals down to race pace, and do more faster than race pace."


Pagina 3 # Lydiard, who worked in a shoe factory he co-owned and moonlighted as a milkman while not coaching, didn't read this in a book. Long before the scientists proved it, Lydiard discovered by experimenting on himself what would be essential tools for a distance runner's training kit. While the temptation is to think that coaches merely study the scientific literature in an attempt to find out how to train their runners, the reality is that, for the most part, coaches innovate through trial and error what a scientist later proves is effective.

Lydiard's Boys Peter Snell, Murray Halberg,
Barry Magee e Alan McKight in allenamento
sul circuito di 35km a Waiatarua NZ (da sx a dx)
Lydiard broke the year up into phases, loading the endurance onto the front end, blending in hills and cross country, and finishing off with the speed and sharpening work.

There was little, if any, sports science backed up by research, just conjecture derived from examining the training programs of runners who were successful on a national level or at the Olympic Games. Lydiard had approached his coaching as a scientist would, using himself as a human guinea pig, and his athletes as test subjects. Scientists and coaches go through a similar process of trial and error. They start with a theory, test it, and the results of those tests determine if the theory/training method is effective.

Another valuable lesson Snell learned from Lydiard was that training, like science, takes time to get results; adaptation isn't an instant process. Lydiard gave his athletes valuable advice on patience and peaking, telling them not to worry about results in the buildup phase of their training, that the real rewards would come in the spring and summer track season.

Peter SNELL vince i 1'500m alle Olimpiadi Tokyo 1964
It was also a valuable lesson in critical thinking. Snell would utilize the same lesson later when he began reading the sports exercise literature: Don't believe everything you read. "I was surprised at the amount of stuff I read that was just plain wrong," Snell says. Just because it's published or comes from an authoritative source doesn't make it gospel, he learned. You have to see if it works for you, Snell says; that's the essence of the training process. Science doesn't lead in this process, Snell adds, it follows. Coaches figure out what works, and the scientists tell them what the mechanism is. Another thing Lydiard discovered was that high-intensity training was something one had to use sparingly and judiciously because it could as easily break down an athlete as build one to a peak.

Pagina 4 # All this would seem to be common sense, but as Snell discovered, common sense is often ignored by highly motivated individuals, which is an accurate description of the psychological makeup of an elite runner. This is where a coach can play a vital role, says Snell, holding back these human thoroughbreds to save them from self-destruction. Snell learned this the hard way, as even Lydiard couldn't hold him back from the success-fueled rush for more racing rewards and recognition that led to Snell's pre-1960 Olympics stress fracture.

Peter SNELL negli 800m alle Olimpiadi Tokyo 1964
The injury may well have been a blessing in disguise, as Snell recognized that it almost cut short his career before it had begun. Having dodged a bullet in that instance, Snell and Lydiard were wise enough not to make the same mistake twice. But as Snell looks back on his experience, as well as the training and racing patterns of others, he concludes, "It's quite possible that the majority of top level athletes are overtrained." The drive for success, winning, that motivates top athletes and coaches plays into this potentially counterproductive behavior.

"It's a relatively simple formula," says Snell. "Develop endurance as early as possible. Developing endurance is difficult and time consuming. Developing speed is a relatively short process with a fairly strong genetic component. "Try and understand the need for adequate recovery," he says, "a balance between hard training and recuperation. That's part of the art [of coaching/training]. I came away with the feeling that psychology was a more important discipline than physiology. If you're interested in finding talent, look into the psychology of the individuals. Look for people who have a high need for achievement. All this doesn't mean exercise physiology or other sports science is irrelevant. Information on nutrition, heat regulation, and other practical knowledge can educate a runner to avoid some of the errors that become the failures in the trial and error process.

venerdì 20 gennaio 2012

Barefoot Running: come presentare la corsa a piedi nudi

Internazionale 927 - pag.56
W la cooperazione! Se un suggerimento arriva da una parte, da un'altra può arrivare un aiuto. Basta chiedere! Andrea RIGO mi spedisce una mail in cui mi chiede un'opinione su un'articolo apparso nella rivista INTERNAZIONALE. L'imprecisa scansione grafica B/N delle quattro pagine mi impegna abbastanza. Esisterà un formato migliore per condividere l'informazione? So che un suo omonimo legge regolarmente la rivista, o almeno lo presumo, in quanto vedo spesso copie nel raccoglitore dei giornali. Chiedo: "hai ancora in casa il nr.927 del 08/12/2011?". Andrea fa di meglio e mi allega in risposta il pdf pulito da cui estraggo le quattro immagini inserite nel post. Ora molto più leggibili, perché sono quattro pagine fitte: circa 20'000 battute. Tante se si cerca di capire cosa sta scritto.

Onore al merito di avere tanta pubblicazione su giornali prestigiosi! Infatti l'articolo originale è uscito su New York Times Magazine e Christopher McDougall ha fatto anche di meglio, scrivendo un libro intero sull'argomento "Born to Run: A Hidden Tribe, Superathletes, and the Greatest Race the World Has Never Seen" (2009 vd. @amazon.it), di cui sono già girate le recensioni nelle riviste specializzate di corsa. Le stesse considerazioni qui appaiono in altro ambiente, rivolte ad altro pubblico e sembrano quasi diverse.

Internazionale 927 - pag.57
Per chi ha già preso paura della lunghezza del testo, offro subito una gustosa e interessante alternativa: un bel video dell'originale Christopher! E per saperlo bisogna leggere fino all'ultima riga dell'ultima pagina in cui si trova un indirizzo breve intern.az/tKh4mj. Fantastico! Un quarto d'ora su un palcoscenico di TED. Me lo guardo volentieri, tutto intento a capire quanto più riesco in lingua inglese d'oltreoceano ... my listening is down, down, down! Tanto concentrato sullo schermo, mi accorgo solo alla fine che dal menù a tendina "31 languages [Off]" è sufficiente selezionare "Italian" per far apparire i sottotitoli. Per chi volesse raggiungere la fonte originale, ecco il link diretto nel sito TED in cui è disponibile anche la trascrizione completa nel menù a tendina "Interactive Transcript".

Christopher McDougall esplora i misteri del desiderio di correre dell'uomo. Ecco la presentazione, come la corsa ha aiutato i primi uomini a sopravvivere e cosa spinge i nostri antichi antenati a spronarci oggi! Al TEDxPennQuarter McDougall ci racconta la storia della maratoneta dal cuore d'oro, l'improbabile ultra-runner e la tribù nascosta messicana che corre per vivere.

Internazionale 927 - pag.58
Qui il suo sito e il suo profilo @TED.com ... ma cos'è TED? A quale pubblico Christopher parlava? Scopriamolo dalle parole di una delle sue anime, direttamente dal blog di Seth GODIN (vd. post 13/01/2012)

The TED imperatives

   1. Be interested.
   2. Be generous.
   3. Be interesting.
   4. Connect.

In that order. If all you can do is repeat cocktail party banalities about yourself, don't come. If all you're hoping for is to get more than you give, the annual event is not worth your time. If you're not confident enough to share what you're afraid of and what's not working, you're cheating yourself (and us).

These aren't just principles for TED, of course. They're valid guidelines for any time you choose to stop hiding and step out into the world. It would be fabulous if people who were willing to commit to these four simple ideas had a special hat or a pin they could wear. Then we wouldn't have to waste our time while looking for those who care about their work and those around them.

Internazionale 927 - pag.59
[TED is a conference that started small, got big and then spawned more than a thousand local versions. Mostly, it's a culture of connecting interesting ideas and the people who have the guts to share them. Sometimes people at TED even follow these imperatives].

Ora è chiaro il contesto in cui inquadrare il racconto. Christopher pensa si avere qualcosa di interessante da dire e lo racconta in modo interessante. Magari riuscissi a esprimermi come lui! Ieri sera in televisione ho fatto ben magra figura rispetto allo show messo in piedi da lui. Tutto da guardare! Solo parole e buona postura: niente musica, niente immagini, niente scenografia. Di sicuro lo scritto è più ricco di informazione, ma il discorso è più fruibile, soprattutto per la fantasiosa interpretazione di un reale risultato sportivo citato nei primi tre minuti (vd. prime 10 donne arrivate alla maratona di NYC 2009 @results.htm). Gli altri dodici minuti sono in discesa fra i racconti storici e attuali della tribù Tarahumara e le ricostruzioni di archeologia sperimentale. Sono forti sti americani! Forse tanto bravi da convincermi che Gesù Cristo è morto di freddo.

Siamo arrivati alla fine dell'inserimento delle quattro pagine. Digeribili? Vediamo quanto: qualcuno ha provato a eseguire l'esercizio di Walter George? Più o meno avevo capito, ma poi ho cercato e ho trovato un video. Questo è fra i migliori, comprensivo di didascalie.


Qualcosa di più? Meglio ambientato? Ecco un originale di Mark Cucuzzella, il medico citato da Christopher McDougall.


Qualcosa di più? Più coinvolgente? Forse sono un po' sordo, ma nel mondo del running avrei dovuto sentire urlare forte "sono infortunato nero e tutto questo non lo accetterò più!". Come nel film Quinto Potere. E magari poi vedere volare scarpe dalle finestre.


Qualcosa di più? Più poetico? Quasi come il sussurro di Madonna quando anticipa che "ho una storia da raccontare ..." e poi tante altre cose fino a "... raccontare il segreto che ho imparato fino ad allora, avrò ancora un'altra occasione?" (testo completo @azlyrics.com)


Finora circa cinquemila battute per dire poco di mio: tante suggestioni, poca sostanza. Cercherò di sviluppare un altro post a breve, anche se non ho molto da dire in più di quello che si legge nella foto qui sotto: un uomo solo al comando, come quattro anni prima.

Abebe BIKILA - arrivo della maratona
Olimpiadi di Tokyo 1964
Al posto del numero [11] indossa il pettorale [17], stavolta con le calzature ai piedi. Guadagna tre minuti rispetto alla vittoria precedente, e sigla il nuovo record del mondo, un tempo tuttora onorevole nella manifestazioni globali. Arriva nella pista dello stadio olimpico, meno romantico dell'Arco di Costantino, fra Fori Imperiali e Colosseo sul far della sera.

Ne avevo già accennato nel post 09/04/2011, quarta e ultima puntata della serie "una generazione di giovani coraggiosi", ben riempito di tante informazioni pertinenti all'argomento, compreso lo stupendo video con Percy CERUTTY in cui lui e i suoi atleti corrono beatamente scalzi: non ci sono problemi sulla giusta superficie, mantenendo la buona abitudine. Poi in gara Herbert ELLIOT non si vergognava a calzare le scarpe chiodate per avere la massima spinta (vd. il video nel post 08/03/2011).

In un successivo post 26/08/2011 ho avuto occasione di parlare di Arthur LYDIARD in riferimento al libro da poco acquistato e anche lui se la prendeva con le scarpe moderne che lasciano poco spazio al naturale movimento del piede e alle fisiologiche compensazioni. Nell'ultimo paragrafo c'è il link a due fantastici video. Da verificare cosa calzava Peter SNELL, un ottocentista massiccio che nel periodo di preparazione generale correva 100 miglia a settimana. Tanti altri suggerimenti nel video della maratona olimpica di Tokyo 1964.


Citazioni troppo antiche? Quando cominciò la deriva? Verso la metà degli anni '80 quando furono introdotte le calzature con importante sostegno mediale e forme dritte nel mesopiede. Servono davvero nella corsa? Di sicuro a sedentari sovrappeso col piede appiattito che si avvicinano alla corsa. Non è forse il caso di educare la muscolatura intrinseca/estrinseca e le articolazioni del piede? Semplici esercizi noiosi che non abbisognano di grandi attrezzature. Perché delegare completamente alla scarpa e magari a un plantare il controllo del movimento del piede?

mercoledì 18 gennaio 2012

Intervista su Rete Veneta - giovedì 19/01 ore 21

Domani sera alle ore 21 su Rete Veneta - Bassano TV canale 186 del digitale terrestre andrà in onda una mia lunga intervista con la giornalista Barbara TODESCO assieme alla quale ho ripercorso molte tappe della mia storia sportiva.

Attendo commenti per migliorare il mio rapporto con la telecamera e gli studi televisivi (p.e. guarda più in camera, parla più lentamente, gesticola di meno, torturati meno la fede, fai meno subordinate, dai risposte più brevi, accorcia le premesse, ...).

Da considerare che sono nelle condizioni equivalenti ai presentatori di "Beautiful Minds" ovvero inchiodato alla sedia (vd. post 18/12/2011 di fianco alla locandina con la foto di Russel CROWE). Assomiglio più a Piergiorgio ODIFREDDI o a Edward WITTEN? O sono semplicemente Enrico VIVIAN?

martedì 17 gennaio 2012

w02/2012 - recupero vincente

Desi, Ryan, Abdi, Shalane, Meb, Kara @ Houston 2012
classifica completa dei primi 20 @RW by David MONTI
Ecco la foto dei magnifici sei! Per la prima volta i Trias Olimpici USA di maratona si sono tenuti nella stessa sede e quasi in contemporanea, rendendo possibile lo scatto di assieme. Pittoresco il cappello che a molti meno giovani potrà ricordare quello di  GeiAr (= JR) della serie televisiva Dallas. Sempre Texas è, ma sono circa 400km da Houston (vd. maps.google): più o meno come Bologna da Roma senza gli Appennini.

Avevo già anticipato tante informazioni nel post 02/01, poi aggiornate nel successivo post 10/01, perché l'interesse è stato notevole sia per l'evento in sé, sia perché al momento non c'è molta concorrenza nella comunicazione. Non essendoci stata diretta di gara, Runner's World aveva predisposto un servizio di aggiornamento continuo online, mettendoci i suoi due più validi cronisti: Amby BURFOOT per i maschi, Scott DOUGLAS per le donne. Ecco il nuovo mezzo di comunicazione globale: NO radio, NO televisione, SI blog interattivo. Come è andata la gara? Senza perdersi in mille rivoli si può leggere la sintesi ufficiale della federazione statunitense @IAAF.

Dathan RITZENHEIN @ Houston 2012
Come al solito tante storie si sono intrecciate sotto i potenti riflettori, come quella del terzo classificato nella gara maschile, Abdi ABDIRAHMAN (vd. scheda @IAAF), che si è guadagnato la quarta partecipazione olimpica, dopo aver già corso tre finali dei 10'000m: molto amato negli USA e quasi sconosciuto in Italia, nonostante i notevoli personali di 13'13"-27'16 nei 5-10'000m qualche anno fa. Era nelle liste di partenza, visto da molti, pronosticato da pochi, sostenuto molto dal suo manager Ray FLINN (vd. intervista pre gara @RW.com).

Spietata la legge dei Trials: i primi tre alle stelle, dal quarto in poi nelle stalle! Dathan RITZENHEIN ha ottenuto il personale in 2h09'55" e sembra disperato. Nonostante tutto l'impegno profuso, il cambio di allenatore e il supporto dei fisiologi Gatorade non riesce a trasformarsi in maratoneta, sempre sofferente nella seconda metà per i crampi che limitano i crono, nonostante le eccellenti potenzialità aerobiche e tecniche. Ha troppa voglia di partecipare alle Olimpiadi: riuscirà ad affilare le armi e guadagnarsi il podio ai Trials estivi? Ecco la sua intervista post gara @RW.com. Quanti paesi non africani si permettono di escludere un atleta con prestazioni del genere?

Amy HASTINGS @ Houston 2012
Analoga situazione per le donne, ma Amy HASTINGS se ne fa una ragione in quanto davanti a lei ci sono atlete più forti (vd. intervista post gara @RW.com). Rimane valida la domanda: quanti paesi non africani si permettono di escludere un'atleta con 2h27'17" in maratona? Forse il Giappone, oltre all'Italia (vd. post 02/01). Da tenere in considerazione che le prestazioni sono state ottenute ai Trials Olimpici sabato 14 gennaio 2012 a Houston, tutti assieme nella stessa gara, nessuna sofistica valutazione.

Torno al protagonista assoluto maschile, quel Meb KEFLEZIGHI che in Italia è famoso per essere stato l'ultima ombra in scia a Stefano BALDINI sulla via dell'alloro olimpico ad Atene. In verità è molto di più (vd. scheda @IAAF). Alla fine Meb c'è! E non è stato facile. Il 2011 è stato travagliato per diversi motivi, fin dalla rinuncia alla maratona di primavera che gli ha permesso di immaginare lo scenario del successivo autunno-inverno "se non corro a Boston, posso pensare di tenere le energie fisiche e nervose per una doppietta ravvicinata NYC-Trials". Tanti hanno sollevato dubbi "sono cose da fare alla sua età?". I risultati gli hanno dato ragione. Nei precedenti post 02/01 e 10/01 avevo già segnalato un paio di significative interviste del 29/12 e del 10/01 che si possono rileggere con altri occhi sapendo come è andata a finire.


La sede dei Trials Olimpici di maratona mi ha richiamato alla memoria la famosa frase "Houston! Abbiamo un problema!", che segna il film Apollo 13, altro grande successo da Oscar di Ron HOWARD (vd. scheda @it.wikipedia). Effettivamente nel volo di 69 giorni da NYC a Houston Meb ha provato a chiamare la base per rimediare al buco nel piede e tutto il suo team lo ha supportato alla grande.


Non era questione di vita o di morte come nella missione spaziale, ma una gara a cui teneva molto e che amplifica il significato della sua carriera, in modo da avere ancora storie da raccontare. E alla fine ringrazia tutti, anche l'infortunio (vd. interviste US Men Team @RW.com).

Meb KEFLEZIGHI @ Houston 2012
"My injury after New York might have been the best thing for me. My father always tells me that I run too much, and overtrain. Yordanos, my wife, told me it would be for the best. Coach Larsen said it would work out fine. For a while, I couldn't really see it. But today I can say, yes, it was for the best."

Facile a posteriori, vero? Eppure Meb ha una caratteristica che condivide con il suo amico Ryan HALL: una fede incrollabile! Religiosa o no, è quella che mantiene vivi quando tutto sembra andare per il peggio. Le sue twitterate sono spesso citazioni della Bibbia, la rete di speranza che ha tenuto sollevata la carriera sportiva, spesso in difficoltà.

Meb KEFLEZIGHI @ NYC 2011
ph. Giancarlo COLOMBO
Segnalo un particolare tecnico: nel 2011 si è conclusa la collaborazione più che decennale con Nike. Anche nel suo libro (vd. post 24/03/2011) raccontava la difficoltà di mantenere le sponsorizzazioni. Così si ritrovò a piedi, nel vero senso della parola. E cosa si inventa Meb?  http://www.skechers.com/! Come si fa a indossare materiale di un marchio conosciuto più per le Shape Up che per le scarpe da corsa? Forse al suo passo felpato non serve più di tanto supporto e verifico che le utilizza davvero (vd. video alla fine), non come capitava negli anni passati quando si vedevano calzature spogliate dei loghi originali e rivestite con un marchio diverso. D'altronde anche Nike aveva cominciato così.

Dopo tanto parlare di altri - avendo pure trascurato le donne! - arrivo a me. Della settimana trascorsa ho poco da dire in aggiunta al finale del post 10/01: sono stato completamente fermo dalla corsa e ho continuato a lavorare sul riequilibrio del ginocchio. Come è possibile farsi tanto male solo correndo male? C'è chi è riuscito a far di meglio. Per esempio lo stesso Meb ai Trials NYC 2007 in cui una contrattura al polpaccio lo portò a una frattura delle ossa pelviche. O anche lo stesso Stefano BALDINI che arrivò alla prefatturazione del piatto tibiale nella maratona di Londra 2008, sulla via delle Olimpiadi di Pechino (vd. post @StefanoBaldini). Attendo la RMN di sabato: presumendo che sia negativa, nel frattempo ricomincio a correre! Chi non perde colpi è Geoffrey MUTAI, già vincitore in un cross in Kenya. Da leggere fra le righe chi si è lasciato alle spalle (vd. report @IAAF): non era solo un campionato locale di polizia.

Meb corre 1h02'17" alla Mezza di San Jose 02/10/2011 un mese prima di NYC


L'ultimo allenamento impegnativo di Meb prima dei Trials - Tempo Run 16km del 31/12/2011

sabato 14 gennaio 2012

Salvate la saltatrice Giovanna! Salvate la studentessa Francesca!

In verità le protagoniste non hanno bisogno di soccorso, perché si salvano da sé con l'aiuto di chi sta loro intorno: due destini che si sono incrociati sulle pagine dello stesso giornale martedì scorso, due storie di talento, di quelle che piacciono a Sebastiano ZANOLLI (vd. post 10/12/2011), di quelle che è possibile quasi viverci accanto. Una più semplice, quasi nascosta al grande pubblico fino alla scorsa settimana, l'altra più plateale con risonanza nazionale.

GdV martedì 10/01/2011 pag.46
Comincio con quella a me più nota e che seguo da tempo, ovvero quella della compagna di squadra Giovanna DEMO. Dovrei dire ex-compagna, perché è migrata in Svizzera, sia come sede di studi, sia come nazionalità sportiva, avendo lei il doppio passaporto. Per anni aveva privilegiato il versante italiano - la sua famiglia vive ancora a Vicenza - ma le è capitata l'occasione a cui non ha potuto dire di no. Ho cominciato a raccontare le sue meraviglie fin da maggio (vd. post 17/05/2011), poi non ho avuto occasione di seguirla direttamente ai Campionati Italiani di Torino e alla Finale dei Campionati di Società a Sulmona, in quanto ero a Macerata con la squadra maschile (vd. post 29/09/2011). Lei ha continuato a salire bene sopra l'asticella e sui gradini di podi importanti, finché qualcuno oltre confine le ha proposto di affinare ulteriormente la preparazione per partecipare al meglio a campionati che le sarebbero preclusi in Italia.

GdV martedì 10/01/2011 pag.46
Francesca e Giovanna sui richiami laterali
Gec MARCHETTO ha fatto un bel riassunto nell'articolo pubblicato nel Giornale di Vicenza di martedì scorso. Me lo sarei perso se non mi fosse stato segnalato dall'Assessore allo Sport del Comune di Asiago che mi ha telefonato quasi rimproverandomi "ci sono i tuoi forti atleti in vacanza ad Asiago e non me lo fai sapere?". Franco SELLA si preoccupava che Giovanna fosse messa nelle migliori condizioni per allenarsi. Purtroppo era momentaneamente ferma per un infortunio alla caviglia. Sarà per la prossima volta!

La notizia è tutta nel titolo: Giovanna è migrata anche dal punto di vista atletico, non solo per completare il corso di studi, e sembra che solo Atletica Vicentina la rimpianga. Un altro aspetto particolare è che Giovanna si è guadagnata anche la prima pagina del GdV e la fotogallery, ovvero una sezione dedicata con una decina di immagini (vd. link @GdV online). WOW! Valgono di più i generosi salti in alto o il salto di confine? L'importante è continuare a saltare.

Passo alla seconda storia. Non guardo molto la televisione, sequestrata per lo più dai figli, e men che meno Sky, poiché non sono abbonato. Eppure ci sono notizie provenienti da trasmissioni che sbordano altrove, ovviamente nel web, e poi anche sulla carta stampata locale soprattutto quando coinvolgono i figli di questa terra.

GdV martedì 10/01/2011 pag.36
Nei primi giorni dell'anno anche sul Giornale di Vicenza è cresciuta l'attenzione verso X Factor per la presenza della giovane bassanese Francesca MICHIELIN che si è giocata alla grande le fasi finali del concorso, fino alla vittoria. Che soddisfazione! Così ha conquistato la prima pagina e ampi servizi, sia per l'evento d risonanza nazionale, sia per il rientro a casa e poi per il ritorno a scuola. Proprio lunedì scorso mi sono imbattuto nell'articolo del sito del GdV che anticipava la pagina intera del giorno dopo (vd. immagine a fianco). Riporto il testo integrale.

Dal trionfo di X-Factor a Platone, Aristotele e Socrate. Francesca Michielin, la sedicenne vicentina, trionfatrice dell’evento musicale che le ha regalato popolarità e un contratto discografico di 300 mila euro con la Sony Music, è tornata questa mattina a scuola, al liceo classico Brocchi di Bassano, dove frequenta il terzo anno.

La ragazza, accompagnata dalla mamma è arrivata attorno alle 7.20 (la campanella della prima ora suona alle 7.40), dove è stata accolta dal preside dell’istituto, il professor Gianni Zen. È stato quest’ultimo, dopo un colloquio durato un quarto d’ora, ad accompagnare Francesca in classe, dove è stata accolta dalle compagne con un mazzo di fiori e un lungo applauso. La vincitrice di X-Factor le ha abbracciate una ad una, in un tripudio generale in cui non sono mancati momenti di commozione. Ancora qualche minuto di festa, poi per Francesca e le compagne è iniziata la prima lezione del 2012, con l’insegnante di storia e filosofia.

GdV domenica 08/01/2011 pag.50
«Ho trovato una ragazza desiderosa di tornare a studiare - ha spiegato il professor Zen - e consapevole che qui al Brocchi le regole sono ferree e non ci saranno favoritismi. Questo lunga avventura televisiva le ha fatto perdere 39 giorni di scuola e il tetto massimo, oltre il quale si perde l’anno, è fissato in maniera perentoria a 50 giorni. Lei vuole assolutamente recuperare il mese e mezzo perso negli ultimi mesi del 2011, anche per confermare gli ottimi voti che ha conseguito sinora». «Sicuramente dovrà fare molti sacrifici - ha aggiunto il preside del Brocchi - ma potrà conciliare scuola e musica: dovrà necessariamente esibirsi in serate musicali, ma il giorno successivo ha assicurato di voler essere regolarmente in classe».
Per il momento all'istituto bassanese non si farà nessuna festa o evento musicale in onore della Michielin. «Per il momento non se parla - dice deciso il professor Zen - il nostro obiettivo ora è tornare alla normalità, con Francesca uguale a tutte le altre». «Poi vedremo a fine anno - ha concluso il preside - ma per il momento non organizzeremo nulla».

"Che feroce sto preside! Duro e puro!" è stato il primo pensiero, confortato poi dall'immagine. Nella successiva trasposizione cartacea i toni sono stati ammorbiditi dalla redazione e si sono persi i due numeri più limitanti: Francesca ha già consumato nel primo terzo dell'anno scolastico quattro quinti delle assenze massime consentite. La sua seconda liceo deve proseguire senza tanti altri buchi nel calendario: undici al massimo. Ce la farà?!? Auguro a Francesca lo stesso equilibrio che ho visto praticare a Giovanna, fino ai massimi livelli di scolarizzazione che intenderà raggiungere.


Per chi non l'avesse ancora incrociato almeno alla radio il brano "Distratto" (in pole position anche @rtl102.5), ecco l'interpretazione di Francesca durante la finale (vd. @xfactor.sky.it), la sua bacheca all'interno del sito di Sky (vd. @xfactor.sky.it) e la semplice intervista del giorno dopo (vd. @xfactor.sky.it). Lascio per ultima la video intervista comprensiva di esibizione live a Radio 105 con il conduttore di X Factor Alessandro CATTELAN (vd. @105.net) registrata proprio il pomeriggio del rientro a scuola ... stessa camicia, stessa sciarpa. Portafortuna? Come i LED ZEPPELIN con Whole Lotta Love (vd. testo @azlyrics.com) che hanno aperto nelle selezioni e chiuso nel medley finale la fantastica avventura di Francesca: dopo gli originali ecco l'esordio che ha raccolto unanimi consensi dei giudici di X Factor.

giovedì 12 gennaio 2012

Presentazione libro di Sergio ORTOLANI

Ogni tanto Camilla mi chiede "papà, quando scrivi un libro?". E io le rispondo "questo blog è meglio di un libro! ci sono le parole, ci sono le immagini - proprio come un libro - poi ci sono i video e i link che aprono a un mondo molto più ampio". Nonostante sia nata in questo nuovo millennio, nelle sue graduatorie mentali il libro mantiene una maggiore sostanza e quasi maggiore autorità. A scuola porta i libri, alla sera prima di addormentarsi legge un libro e sugli scaffali ci sono libri a ricordarci che sono presenti e sempre pronti. Come trasportare e organizzare tutto questo materiale su carta? Chi lo comprerebbe? Qualcuno di molto in vista ha fatto la cernita e il copia-stampa. Franca SOZZANI, storica direttrice di Vogue Italia e poi del gruppo Condé Nast, ha raccolto i suoi migliori post (vd. suo blog) e relativi commenti in un libro un anno fa. A me non è piaciuta molto l'idea (ha avuto almeno successo nelle vendite?), forse perché gli scritti hanno perso freschezza e dinamicità.

Ci sono invece pensieri nati per essere fissati su carta, bisognosi solo della riflessione di chi legge quelle pagine per raccogliere il messaggio di chi li ha scritti. Il compagno di squadra Sergio ORTOLANI scrive per diletto e ha puntato subito a pubblicare. Ecco il comunicato ufficiale.

Festa [AV] MASTER 2011: Vittorino
BISSON premia Sergio ORTOLANI
Sabato prossimo, 14 gennaio, alle 17 si terrà presso la sala Bressan (ex-biblioteca) del municipio di Cavazzale (parcheggio della piscina comunale in via L. da Vinci) la presentazione del libro del nostro runner Sergio Ortolani. La pubblicazione è intitolata “Quelli delle sbarre - storie di Running e di amicizia”, tutta incentrata sulle emozioni che la corsa è capace di generare. Il racconto è una raccolta di esperienze, sensazioni, sentimenti di 5 runners che si trovano abbastanza casualmente e che cementano un’amicizia e una condivisione profonda di passioni. E' la cronaca di allenamenti e gare da cui traspare il carattere e la personalità di ciascuno.
Interverranno elementi di spicco dell'atletica del vicentino. L'iniziativa sostiene 2 scuole in India gestite da suore missionarie italiane per bambini e bambine ex lebbrosi o figli di ex lebbrosi. Complimenti a Sergio per l’iniziativa e il nobile spirito che la contraddistingue.

martedì 10 gennaio 2012

w01/2012 - consegna dell'Alfiere, il ritorno dei Re, il Cavallo azzoppato, il Pedone bloccato

Colors Void @ Alfiere d'Argento 2011
cover dei Pink Floyd e RHCP
vd. pagina FaceBook
Comincio con un'immagine giovane, quella dei Colors Void, gruppo musicale marosticense che ha avuto l'onore di allietare l'Alfiere d'Argento - Un anno di Sport 2011. L'anno scorso non c'era spazio nella Sala Consigliare del Castello Inferiore (vd. post 07/01/2011), mentre quest'anno è stato dedicato loro un angolo altrimenti non utilizzabile dal tanto pubblico stipato nella sala dell'ex Opificio Baggio. Per il prossimo anno si pensa a un'area ancora più ampia, purché attrezzata come questa. Chi non può guardare da vicino i protagonisti, almeno vede la loro immagine riflessa sui grandi schermi.

Larga rassegna di politici locali a ogni livello, dal provinciale all'europeo, che hanno presenziato e premiato senza parlare molto, perché c'era una lunga fila di atleti in attesa della citazione e non era possibile dilatare i tempi. A me è stato concesso l'onore di consegnare il riconoscimento a parte dello splendido gruppo che seguo e mi accompagna in giro per il mondo, ovvero il magico trio che ha volato più volte al di sotto delle 3h00' in maratona (vd. foto iniziale nel post 26/10/2011). Non avendo migliorato i risultati 2010, mi è stato sufficiente questo passaggio per rinnovare la memoria ai miei compaesani. D'altronde anche la mia celeberrima compaesana Tatiana GUDERZO era presente con i tacchi e non con le tacchette, in veste di valletta dell'Assessore allo Sport Matteo MINUZZO, gran cerimoniere. Si è già prenotata l'Alfiere di Diamante per una prossima grande vittoria, magari un altro mondiale. Per me un obiettivo a lungo termine se mantengo la progressione aritmetica dei 23 anni: primo Alfiere nel 1987 a 19 anni, secondo Alfiere nel 2010 a 42 anni ... terzo Alfiere nel 2033 a 65 anni. Chissà cosa riuscirò a combinare di nuovo e simpatico!

Alfiere d'Argento 2011 - sala riunioni ex Opificio Baggio

Sabato 07/01 si è svolta una gara speciale a Edinburgo, dove sono stati riuniti molti campioni su una distanza anomala per un cross maschile, organizzando anche una classifica a squadre per aggiungere maggior interesse. Ecco la sintesi estrema nel titolo dell'articolo "Kiprop triumphs in race of champions, Bekele a distant 11th" (vd. report @iaaf.org).

GdV 07/01/2012 - pag.32
Sulla distanza di 3km si sono incontrati due atleti che difficilmente vedremo assieme in pista e Asbel KIPROP ha riscoperto antiche abilità che ho dovuto rinnovare anch'io nella memoria, essendomi dimenticato che fu campione del mondo junior sugli 8km di corsa campestre a Mombasa KEN nel 2007, addirittura al primo anno di categoria (vd. scheda @iaaf.org). Poi l'anno successivo è diventato campione olimpico sui 1'500m! Ed era ancora junior. A sto punto mi sembra quasi sprecato solo sulla distanza del miglio metrico. Con la resistenza che gli è naturale e ben allenata può salire decisamente verso i 5'000m e tentare l'accoppiata riuscita a Hicham EL GUERROUJ ad Atene 2004.

Nella seconda metà del titolo c'è il tonfo di Kenenisa BEKELE a fare notizia. Non aveva mai subito una sconfitta così cocente, soprattutto nel cross, dove per cinque anni di fila 2002-2006 ha fatto addirittura doppietta al mondiale [gara corta 4km al sabato - gara lunga 12km alla domenica; vd, scheda @iaaf.org]. Si è meritato un'intervista esplicativa, soprattutto in previsione delle Olimpiadi di Londra, per le quali rimane ottimista "in estate vedremo di nuovo il vero Kenenisa" (vd. report @iaaf.org). Ovviamente non può essere contento della situazione, non sta del tutto bene, ma in gara ha fatto quello che ha potuto e non è riuscito a correre più veloce. Cosa dovrebbe dire? Più di tante parole è stato rassicurante il sorriso con cui si è presentato in sala stampa. Meglio arrivare dietro, che non partire, ammettendo lui stesso di avere pensato al ritiro definitivo quando un anno fa non riusciva a risolvere gli infortuni a ripetizione.

Marostica 07/01/2012 - un inverno tiepido e anomalo
Negli ultimi anni Kenenisa ha imparato a esprimersi correttamente in inglese e questo lo ha favorito tantissimo. Prima sembrava quasi ombroso nel suo silenzio di fronte ai microfoni, fidandosi della traduzione e dei comunicati stampa del suo manager olandese Jos HERMENS, del quale mi era capitata sott'occhio un'intervista di presentazione alla gara di Edinburgo (vd. report @runningtimes.com by Sabrina YOHANNES). Parla dell'origine dei problemi di Kenenisa, risalenti all'autunno 2008 quando corse con una caviglia infiammata in una gara su strada di 15km a Nijmegn NED. Ci volle molto tempo per guarire e solo il suo eccezionale talento gli permise di recuperare per la stagione estiva 2009. Chi si accorse delle difficoltà dietro la doppietta 5-10'000m ai Mondiali di Berlino a ripetere quella olimpica dell'anno precedente? All'inizio del 2010 cominciarono i veri problemi che lo tennero lontano dalle gare per un anno e mezzo fino al rientro (con ritiro) ai Mondiali di Daegu, seguito dal 26'43" sui 10'000m a Bruxelles. Il re sembrava tornato!

Freddie @ Dominion, London 2011
Another One Bites the Dust - testo
A detta di HERMENS una delle cause sembra essere la pista della capitale etiope Addis Abeba, ricoperta di un manto in sportflex MONDO buono per le performance, ma troppo impegnativo per le caviglie. Quì Jos chiama a testimoniare anche le difficoltà di Tirunesh DIBABA (vd. scheda @iaaf.org), bicampionessa olimpica 5-10'000m come Kenenisa a Pechino 2008, anche lei presente a singhiozzo nelle recenti competizioni globali. Che fare? Kenenisa si sta costruendo la sua pista personale con la gomma giusta e tutte le attrezzature necessarie per ospitare gli atleti, alloggi compresi.

Passo quindi al racconto di un altro atleta, già citato nel post 02/01, ovvero Meb KEFLEZIGHI che già aveva poco tempo di recupero fra la maratona di NYC e i Trials olimpici di Houston, ma si è ridotto ulteriormente le 10 settimane utili fra una gara e l'altra. Come? Ferendosi a un piede e facendolo infettare. A me era capitato da bimbo, giocando al mare, di trovare un vetro tagliente nella sabbia. A Meb è capitato di scordare il-cerotto-che-fa-respirare-meglio all'interno della scarpa, ovvero il posto in cui lo lascia la sera precedente alla gara, giusto per non dimenticarsi. Si è accorto ben presto dell'intrigo, fin dal ponte di Verrazano, e del bruciore crescente di quartiere in quartiere, ma non si è fermato per rimuoverlo. Infatti zoppicava vistosamente dopo la gara, io pensavo per i crampi, ed è stato molto gentile a concederci un autografo prima di infilarsi nella sede del suo team NYAC. Ecco qui tutta l'intervista @runnersworl.com, ovvero come perdere 30 giorni su 70 e sentirsi comunque pronti per i Trials Olimpici. In più tante altre amenità, fino ai precedenti Trials in cui non si qualificò, nonostante fosse in buona condizione.


Ecco l'ultimo pezzo della scacchiera. Dopo l'Alfiere, i Re, il Cavallo, non mi resta che il Pedone: sono ancora in stallo. Tutto sembrava andare per il meglio dopo Natale (vd. post 30/12/2011), ma con i primi giorni dell'anno sono stato costretto a un nuovo stop. Ha ricominciato a farmi male la porzione interna del ginocchio sinistro in corrispondenza della parte superiore della tibia. Dalla radiografia si vede poco, tranne “discreta riduzione in ampiezza dello spazio articolare femoro-tibiale al versante mediale, dove si riconosce anche iniziale addensamento subcondrale del piatto tibiale interno”. Fra una decina di giorni una RMN mi dirà che niente si è rotto, nel frattempo si sarà riassorbita questa infiammazione e magari avrò pure ricominciato a correre. Ormai mancano tre mesi alla maratona di Boston e sto diventando nervoso.
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