venerdì 20 gennaio 2012

Barefoot Running: come presentare la corsa a piedi nudi

Internazionale 927 - pag.56
W la cooperazione! Se un suggerimento arriva da una parte, da un'altra può arrivare un aiuto. Basta chiedere! Andrea RIGO mi spedisce una mail in cui mi chiede un'opinione su un'articolo apparso nella rivista INTERNAZIONALE. L'imprecisa scansione grafica B/N delle quattro pagine mi impegna abbastanza. Esisterà un formato migliore per condividere l'informazione? So che un suo omonimo legge regolarmente la rivista, o almeno lo presumo, in quanto vedo spesso copie nel raccoglitore dei giornali. Chiedo: "hai ancora in casa il nr.927 del 08/12/2011?". Andrea fa di meglio e mi allega in risposta il pdf pulito da cui estraggo le quattro immagini inserite nel post. Ora molto più leggibili, perché sono quattro pagine fitte: circa 20'000 battute. Tante se si cerca di capire cosa sta scritto.

Onore al merito di avere tanta pubblicazione su giornali prestigiosi! Infatti l'articolo originale è uscito su New York Times Magazine e Christopher McDougall ha fatto anche di meglio, scrivendo un libro intero sull'argomento "Born to Run: A Hidden Tribe, Superathletes, and the Greatest Race the World Has Never Seen" (2009 vd. @amazon.it), di cui sono già girate le recensioni nelle riviste specializzate di corsa. Le stesse considerazioni qui appaiono in altro ambiente, rivolte ad altro pubblico e sembrano quasi diverse.

Internazionale 927 - pag.57
Per chi ha già preso paura della lunghezza del testo, offro subito una gustosa e interessante alternativa: un bel video dell'originale Christopher! E per saperlo bisogna leggere fino all'ultima riga dell'ultima pagina in cui si trova un indirizzo breve intern.az/tKh4mj. Fantastico! Un quarto d'ora su un palcoscenico di TED. Me lo guardo volentieri, tutto intento a capire quanto più riesco in lingua inglese d'oltreoceano ... my listening is down, down, down! Tanto concentrato sullo schermo, mi accorgo solo alla fine che dal menù a tendina "31 languages [Off]" è sufficiente selezionare "Italian" per far apparire i sottotitoli. Per chi volesse raggiungere la fonte originale, ecco il link diretto nel sito TED in cui è disponibile anche la trascrizione completa nel menù a tendina "Interactive Transcript".

Christopher McDougall esplora i misteri del desiderio di correre dell'uomo. Ecco la presentazione, come la corsa ha aiutato i primi uomini a sopravvivere e cosa spinge i nostri antichi antenati a spronarci oggi! Al TEDxPennQuarter McDougall ci racconta la storia della maratoneta dal cuore d'oro, l'improbabile ultra-runner e la tribù nascosta messicana che corre per vivere.

Internazionale 927 - pag.58
Qui il suo sito e il suo profilo @TED.com ... ma cos'è TED? A quale pubblico Christopher parlava? Scopriamolo dalle parole di una delle sue anime, direttamente dal blog di Seth GODIN (vd. post 13/01/2012)

The TED imperatives

   1. Be interested.
   2. Be generous.
   3. Be interesting.
   4. Connect.

In that order. If all you can do is repeat cocktail party banalities about yourself, don't come. If all you're hoping for is to get more than you give, the annual event is not worth your time. If you're not confident enough to share what you're afraid of and what's not working, you're cheating yourself (and us).

These aren't just principles for TED, of course. They're valid guidelines for any time you choose to stop hiding and step out into the world. It would be fabulous if people who were willing to commit to these four simple ideas had a special hat or a pin they could wear. Then we wouldn't have to waste our time while looking for those who care about their work and those around them.

Internazionale 927 - pag.59
[TED is a conference that started small, got big and then spawned more than a thousand local versions. Mostly, it's a culture of connecting interesting ideas and the people who have the guts to share them. Sometimes people at TED even follow these imperatives].

Ora è chiaro il contesto in cui inquadrare il racconto. Christopher pensa si avere qualcosa di interessante da dire e lo racconta in modo interessante. Magari riuscissi a esprimermi come lui! Ieri sera in televisione ho fatto ben magra figura rispetto allo show messo in piedi da lui. Tutto da guardare! Solo parole e buona postura: niente musica, niente immagini, niente scenografia. Di sicuro lo scritto è più ricco di informazione, ma il discorso è più fruibile, soprattutto per la fantasiosa interpretazione di un reale risultato sportivo citato nei primi tre minuti (vd. prime 10 donne arrivate alla maratona di NYC 2009 @results.htm). Gli altri dodici minuti sono in discesa fra i racconti storici e attuali della tribù Tarahumara e le ricostruzioni di archeologia sperimentale. Sono forti sti americani! Forse tanto bravi da convincermi che Gesù Cristo è morto di freddo.

Siamo arrivati alla fine dell'inserimento delle quattro pagine. Digeribili? Vediamo quanto: qualcuno ha provato a eseguire l'esercizio di Walter George? Più o meno avevo capito, ma poi ho cercato e ho trovato un video. Questo è fra i migliori, comprensivo di didascalie.


Qualcosa di più? Meglio ambientato? Ecco un originale di Mark Cucuzzella, il medico citato da Christopher McDougall.


Qualcosa di più? Più coinvolgente? Forse sono un po' sordo, ma nel mondo del running avrei dovuto sentire urlare forte "sono infortunato nero e tutto questo non lo accetterò più!". Come nel film Quinto Potere. E magari poi vedere volare scarpe dalle finestre.


Qualcosa di più? Più poetico? Quasi come il sussurro di Madonna quando anticipa che "ho una storia da raccontare ..." e poi tante altre cose fino a "... raccontare il segreto che ho imparato fino ad allora, avrò ancora un'altra occasione?" (testo completo @azlyrics.com)


Finora circa cinquemila battute per dire poco di mio: tante suggestioni, poca sostanza. Cercherò di sviluppare un altro post a breve, anche se non ho molto da dire in più di quello che si legge nella foto qui sotto: un uomo solo al comando, come quattro anni prima.

Abebe BIKILA - arrivo della maratona
Olimpiadi di Tokyo 1964
Al posto del numero [11] indossa il pettorale [17], stavolta con le calzature ai piedi. Guadagna tre minuti rispetto alla vittoria precedente, e sigla il nuovo record del mondo, un tempo tuttora onorevole nella manifestazioni globali. Arriva nella pista dello stadio olimpico, meno romantico dell'Arco di Costantino, fra Fori Imperiali e Colosseo sul far della sera.

Ne avevo già accennato nel post 09/04/2011, quarta e ultima puntata della serie "una generazione di giovani coraggiosi", ben riempito di tante informazioni pertinenti all'argomento, compreso lo stupendo video con Percy CERUTTY in cui lui e i suoi atleti corrono beatamente scalzi: non ci sono problemi sulla giusta superficie, mantenendo la buona abitudine. Poi in gara Herbert ELLIOT non si vergognava a calzare le scarpe chiodate per avere la massima spinta (vd. il video nel post 08/03/2011).

In un successivo post 26/08/2011 ho avuto occasione di parlare di Arthur LYDIARD in riferimento al libro da poco acquistato e anche lui se la prendeva con le scarpe moderne che lasciano poco spazio al naturale movimento del piede e alle fisiologiche compensazioni. Nell'ultimo paragrafo c'è il link a due fantastici video. Da verificare cosa calzava Peter SNELL, un ottocentista massiccio che nel periodo di preparazione generale correva 100 miglia a settimana. Tanti altri suggerimenti nel video della maratona olimpica di Tokyo 1964.


Citazioni troppo antiche? Quando cominciò la deriva? Verso la metà degli anni '80 quando furono introdotte le calzature con importante sostegno mediale e forme dritte nel mesopiede. Servono davvero nella corsa? Di sicuro a sedentari sovrappeso col piede appiattito che si avvicinano alla corsa. Non è forse il caso di educare la muscolatura intrinseca/estrinseca e le articolazioni del piede? Semplici esercizi noiosi che non abbisognano di grandi attrezzature. Perché delegare completamente alla scarpa e magari a un plantare il controllo del movimento del piede?

4 commenti:

Matteo Vivian ha detto...

Io calzo le scarpe vintage per fare due passi, 2, in Piazza.
6 anni per curiosità e snobismo ho provato per qualche secondo una vecchia calzatura anni '80 in un negozio, me la sono tolta dopo qualche passo, non c'è confronto con le ultime novità.
Quanti dei classificati delle maratone potrebbero permettersi di arrivare al termine della gara senza le nuove calzature?
Ci sono tanti amanti di auto e moto storiche, ma nessuno di questi utilizzerebbe solo questi mezzi di trasporto.
Matteo

Enrico VIVIAN ha detto...

purtroppo certi modelli che furono tecnici sono riproposti per il fashion con materiali e costruzione al risparmio

ho sott'occhio le NIKE Air Max: non sono sorelle della scarpa che ho utilizzato felicemente 20 anni fa!

ho sott'occhio le ADIDAS Country e LA Trainer: vuoi riprovarle?

Marius ha detto...

Ciao Enrico, due anni fa mi imbarcai nello studio del chi-running di Danny Dreyer. Mi attirava il felice connubio di filosofia e biomeccanica. (Grazie ad un mio amico contattammo addirittura Dreyer a Palo Alto; l'idea era quella di tradurre il libro, distribuirlo in Italia, e avviare dei corsi). Parallelamente conobbi il pose di Romanov e, a cascata, le intuizioni pratiche di Alberto Salazar. Lasciai perdere quasi subito. Oggi, come tu ben scrivi, fuori da strane 'alchimie' su cui soffia pesante il sospetto di una ben congegnata operazione di marketing, "non è forse il caso di educare la muscolatura intrinseca/estrinseca e le articolazioni del piede? Semplici esercizi noiosi che non abbisognano di grandi attrezzature". Sì, grazie pure al supporto di mia figlia, fisioterapista, è quella la strada che sto seguendo.

un abbraccio

mario de benedictis

Enrico VIVIAN ha detto...

Grazie, Marius, del contributo! Soprattutto per la parte sperimentale!

Molto marketing! Oggi tutte le principali marche hanno nei cataloghi modelli minimalisti tanto che SCARPE ha coniato una nuova categoria ... A0!

Dopo l'operazione ai tendini di Achille nel 2005 feci un lungo lavoro di rieducazione fra piede-caviglia-gamba e mi ci volle un anno e mezzo per ritrovare un buon equilibrio. All'inizio facevo tenerezza anche ai bimbi delle medie, che mi guardavano curiosi mentre eseguivo a piedi nudi gli esercizi nel campo di atletica.

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