(b) The start and finish points of a course, measured along a theoretical straight line between them, shall not be further apart than 50% of the race distance
(c) The overall decrease in elevation between the start and finish shall not exceed 1:1000, i.e. 1m per km
panoramica verticale |
panoramica orizzontale |
prof. G.P. LENZI guida ispezione |
ispezione percorso |
preparazione materiali |
Di sicuro il cross fa bene ai maratoneti. E posso dire che l'attività sui prati mi è mancata molto a Londra, dove il percorso è sicuramente veloce, ma non è un biliardo. Quanto avrei voluto avere quella riserva di abilità tecniche e margine anaerobico sui leggeri saliscendi e sottopassi sulle sponde del Tamigi! Dovrò rimediare per il prossimo anno perché c'è tanta voglia di Boston nel gruppo di amici 21-42, rimanendo alle dichiarazioni della cena di giovedì scorso, splendidamente conclusa a casa di BeppeP che nel consueto slancio di generosità ci ha deliziato con assaggi di Franciacorta (Ca’ del Bosco magnum e Bellavista) prosecco Col Vettoraz (extra dry e millesimato), Pico di Angiolino MAULE, un vino biodinamico da uva garganega 100% senza solfiti, difficile sul palato e ricco di soddisfazioni.
Il percorso di Boston mi aspetta dal 1992, quando ebbi l'occasione di visionarlo insieme a Salvatore BETTIOL a bordo dell'auto guidata dagli organizzatori della prestigiosa gara di Falmouth, da lui vinta due volte, in previsione di eventuale partecipazione che non ci fu negli anni seguenti. Allora il mio sguardo ingenuo di mezzofondista prolungato non fu impressionato più di tanto dalle famose colline perché ancora non conoscevo la fatica che si accumula lungo la strada prima di affrontarle. Io e Salvatore fummo compagni di stanza in quella lunga trasferta per i Campionati del Mondo di Corsa Campestre che si svolsero al Franklin Park di Boston, poco a sud delle ultime miglia del tracciato della gara ultracentenaria. Google Maps mi fa ricordare: si partì dall’adiacente campo di golf, poi si attraversò lo zoo e si girò intorno al White Stadium, arrampicandosi nel boschetto che lo circonda. Era il 21 marzo e c’era una discreta bufera di neve, che non impedì al kenyano John NGUGI di vincere con ampio margine per la quinta volta il mondiale dopo il poker di ori (1986 Neuchâtel SUI, 1987 Varsavia POL, 1988 Auckland NZL, 1989 Stavanger NOR), tutti stampati nella memoria. Uno dei pochi a fare negative split in campestre poiché era solito partire cauto per poi macinare la concorrenza sulla distanza. A Boston mi vidi sfilare da un'ombra scura dopo circa 3km che subito riconobbi per la caratteristica andatura. Go, John, go for the gold! Non mi sorpresi perché mi era già capitato tre anni prima al Cross delle Orobie a Bergamo.
ritorno a casa |
Conegliano 09/1992 Salvatore olimpionico |
Dove si può arrivare in maratona? Proprio a Londra, sfogliando una biografia di Haile GEBRSELASSIE, ho trovato un calcolo del grande fisiologo David COSTILL che scriveva (vado a memoria) ... se Gebre estendesse fino alla maratona la potenza aerobica espressa sui 5-10'000m - su tempi allora da record del mondo - potrebbe correre 42,2km in 2h01'32". Concordo.
A quando sotto le 2h? Vietato guardare le estrapolazioni statistiche lineari che impazzano in giornali non informati, tutti figure e chiacchiere con poca sostanza.
### tutte le foto tranne una riguardano la trasferta in occasione dei Campionati Mondiali di Corsa Campestre a Boston, 21/04/1992 ###
PS1 mi scuso per la lunghezza, ma non volevo spezzare il racconto; faccio finta che il post valga per tre e così mantengo il ritmo di 13 al mese; a breve mi tranquillizzo in lunghezza e frequenza di pubblicazione
PS2 al quarto arrivato Ryan HALL dedicherò un post intero, già citato in precedenza; troppo commovente la sua rinascita! great job, Ryan!
PS3 appena postato il resoconto di Filippo LO PICCOLO della sua maratona di Boston 2011; da leggere attentamente per fare tesoro della prudenza necessaria