Lo Sport del Doping, caso SCHWAZER come caso ARMSTRONG?

La Gazzetta si è fatta anticipare dal Sole 24 Ore ma ora si riprende gli spazi per argomenti che sembrano appartenere più all'area sportiva che a quella economica: scenografica doppia pagina mercoledì mattina e pillole web, contornate poi giovedì con due note interessanti ...

Gli indagati fanno parlare gli avvocati "I nostri assistiti sono sorpresi e amareggiati dal clima di caccia alle streghe. I nostri assistiti contestano la assoluta infondatezza del teorema del favoreggiamento che è assolutamente incompatibile con quanto è realmente accaduto e si potrà documentalmente dimostrare" e anche Alfio GIOMI prende tempo per un'inchiesta più lunga della sua presidenza FIDAL "In questi mesi nella bufera sono finite alcune persone e ribadisco che del caso specifico io parlerò solo quando avrò letto tutti gli atti".

Passerà anche questa, ma sono le parole del presidente CONI a preoccuparmi "non condivido l'ipotesi di spostare la responsabilità dei controlli antidoping al Ministero della Salute, togliendoli quindi al Coni" che smentisce così le sue volontà iniziali: solo NADO indipendente dal CONI può garantire trasparenza - se mai efficienza ed efficacia - e basta un solo esempio come il caso SCHWAZER per minare la credibilità di un sistema di controlli legato al Comitato Olimpico e alle Federazioni.

La positività dell'atleta è stata intercettata da WADA e le indagini sono a carico di una Procura della Repubblica Italiana: in qualche modo ci troviamo in condizioni opposte rispetto al caso ARMSTRONG, più volte scagionato da azioni civili e poi sommerso dal fascicolo USADA. Può CONI-NADO muoversi allo stesso modo? Le sofisticazioni di Alex sembrano affondare nel tempo, fino all'oro delle Olimpiadi di Pechino, e la Gazzetta torna ad appoggiarsi a Claudio GATTI del Sole 24 Ore.