C'erano due motivi, gravi entrambi, ai miei occhi.
Uno: si era allargato troppo, aveva questa frenesia di uscire dall'ombra, di prendersi dei meriti non suoi. Non mi stava bene. Dietro Cova c'era Giorgio Rondelli, il suo allenatore. Sono gli allenatori che vanno sul campo con gli atleti, che lavorano con loro, che si dedicano a loro. E invece Conconi cercava di far passare il concetto che i meriti fossero principalmente suoi. No. I meriti delle vittorie di Cova erano di Cova in primis e di Rondelli.
Due: fu nell'84 che il presidente del Coni, Gattai, dichiarò fuorilegge, in quanto emodoping, l'autoemotrasfusione che Conconi praticava. Questo, per me, bastava per interrompere i rapporti: perché, come avevo sospettato, Conconi si guardò bene dallo smettere con quella pratica.
Tanti atleti - della marcia, dello sci di fondo - continuarono a frequentarlo, a seguirlo. Io no. Mai più visto né sentito da quella telefonata.
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"Per anni abbiamo scambiato per scienza dello sport ciò che era malefica, maledetta scienza del doping" - ricorda Franco ARTURI di Mario PESCANTE nel 2002 - di sicuro fino al 29 ottobre 1998, giorno della perquisizione al Centro Studi diretto da CONCONI che alimentò il processo e tante pagine del libro di Alessandro DONATI. Come faceva a esserci ancora nel 2010 una relazione così stretta fra il professore ferrarese e il campione olimpico di marcia Alex SCHWAZER?
6 commenti:
Il Prof Conconi spunta sempre quando c'è bisogno di qualche medaglia per rilanciare l'atletica azzurra!
pensavo bastasse l'Allievo ad Alex SCHWAZER, che invece si confrontava direttamente con il Maestro
Oramai l'Allievo a livello mediatico era superiore al Maestro, cosi quest'ultimo è tornato in prima linea!
ottima interpretazione, verosimile, ma il Maestro non poteva comparire a differenza dell'Allievo, anzi, il maestro non potrebbe neanche essere nominato
Caro Enrico ricorda che il delirio di onnipotenza passa sopra a tutto...
ci posso credere se Francesco CONCONI corrisponde al personaggio descritto da Alessandro DONATI
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