domenica 30 agosto 2015

Passione Atletica (tanto Mondo, poca Italia)

Due anni fa era difficile pensare di far peggio dopo #Moscow2013, invece siamo scivolati in ogni classifica: fuori dal medagliere come 6 anni fa a Berlino 2009 (43 nazioni a segno #Beijing2015), guadagnando metà punti con i finalisti in Cina (vd. box nell'articolo) ...


Ieri Andrea Buongiovanni non ha avuto bisogno degli ultimi salti di Gianmarco Tamberi, come stamattina il Presidente Alfio Giomi in conferenza stampa, per delineare il disastro azzurro cresciuto giorno dopo giorno (fatte salve alcune prestazioni).

Prima di lasciarvi alle 5'000 battute ristrette (subito allargate da Andrea Buongiovanni), eccovi i numeri a cui fa subito riferimento il vertice federale, quelli che davano sostanza a tante analisi di Passione Atletica, il pensatoio che per quasi 2 anni ha criticato duramente la gestione Arese e ha partorito l'attuale dirigenza FIDAL, il pensatoio che ha taciuto dopo l'elezione vincente e ora timidamente torna, ancora senza parole. Poi quello che conta è l'azione.

Eccovi quindi gli Europei nel Mondo, quella sotto classifica di piazzamenti a cui spesso ci siamo aggrappati per dire non siamo andati poi così male, come #Moscow2013: questa è l'Italia nel Mondo #Beijing2015, provinciale e dilettantesca, come poi ce la raccontano Giomi e Magnani.

04 GERMANY 113
05 GREAT BRITAIN 94
08 POLAND 68
10 RUSSIA 60
11 FRANCE 42
13 UKRAINE 29
14 NETHERLANDS 28
17 BELARUS 20
21 CZECH REPUBLIC 14
21 CROATIA 14
21 SWEDEN 14
24 HUNGARY 13
24 FINLAND 13
28 SPAIN 12
29 BELGIUM 11
29 PORTUGAL 11
29 ITALY 11

"Un'analisi più approfondita sarà da fare a freddo, ma, lo dicono i numeri: è il peggior Mondiale della nostra storia. Un Mondiale profondamente deludente non solo per i risultati che sono emersi, ma per l'atteggiamento mentale che in troppi hanno avuto. E' stato un Mondiale senza alcuni dei nostri numeri uno, fermati dagli infortuni, e in cui, a parte poche eccezioni, è mancato quello spirito, quel volersi battere al meglio delle proprie possibilità, che avevo richiesto alla squadra. Molti sono rimasti purtroppo lontani dalle loro effettive capacità e dai loro valori stagionali".

"La responsabilità è solo mia, del presidente. Me l'assumo fino in fondo. La frustrazione di questi giorni è stata grande. Non voglio finire il quadriennio con rimpianti. I conti li faremo all'Olimpiade e nonostante il momento voglio cercare di essere ottimista. Non dobbiamo arrenderci. E' indiscutibile il fatto che questi risultati ci debbano far riflettere perché sono un passo indietro clamoroso rispetto a quanto di buono si era visto fin qui in questa stagione. Penso ad esempio all'atteggiamento della squadra all'Europeo per Nazioni di Cheboksary di metà giugno. Gli interrogativi ora sono molti, ma le risposte potranno essere diverse: non si può mettere tutto sullo stesso piano".

Non nasconde il suo stato d'animo il Direttore Tecnico Organizzativo Massimo Magnani. "Delusione e frustrazione sono purtroppo state all'ordine del giorno a Pechino. Delusione perché da parte di molti è venuta meno quell'aspettativa di uscire dalla competizione a testa alta. Frustrazione perché sono almeno tre anni che si lavora su questo progetto. I contesti dove si opera sono complicati, anche perché quando si cerca di aprire visioni diverse rispetto a quelle esistenti non sempre si trova l'atteggiamento giusto da parte dei nostri interlocutori. Purtroppo gli allenatori non sono quasi mai professionisti anche quando si occupano dell'alto livello. Il mio primo compito è quello di far capire quali siano le cose che non hanno funzionato in questo Mondiale. Per alcuni atleti Pechino ha probabilmente rappresentato la parabola conclusiva di un'attività internazionale di alto livello. Per quello che mi riguarda, mi faccio carico delle mie responsabilità di fronte a questi risultati. Non ho problemi se il Presidente e il Consiglio Federale dovessero valutare che devo andare a casa. Non faccio questo lavoro semplicemente per occupare una poltrona".

Continua Giomi "Pechino ha rappresentato una tappa verso Rio dove contiamo di portare una squadra molto ristretta fondata sugli atleti che hanno dimostrato di poter essere competitivi a livello internazionale. A livello europeo possiamo essere competitivi, ma un Mondiale o l'Olimpiade sono un'altra cosa. E in troppi c'è la convinzione che per partecipare a queste rassegne basti fare il minimo sotto casa. Purtroppo almeno due terzi di quella squadra qui non è potuta esserci per scelta o per problemi fisici. Stiamo facendo un bel lavoro con i giovani come dimostrato nelle recenti manifestazione internazionali. Ci sono tanti ragazzi promettenti da far crescere e per loro gli Europei di Amsterdam del prossimo anno saranno un'ottima occasione".

Cosa fare per invertire la tendenza? "Ci siamo già attivati - aggiunge il presidente FIDAL - per potenziare il settore tecnico con la ricerca di altri allenatori italiani e stranieri. Sarà importante chiarire sempre di più le idee con gli atleti e le loro società. In tal senso abbiamo già in programma da tempo un incontro di programmazione a fine ottobre. Ma prima di tutto, mi confronterò con il Presidente del CONI Malagò, e la Preparazione Olimpica, per valutare i prossimi passi da compiere in funzione dei Giochi. Insieme al CONI sarà inoltre importante approfondire la ricerca su aspetti medici e biomeccanici. Senza dimenticare il confronto con le altre Nazioni, penso ad esempio al Canada che a Pechino ha dimostrato di aver fatto un grande lavoro. Così come il nuoto azzurro che riesce a fare tutto. In tal senso ho intenzione di incontrare al più presto il presidente Barelli".

Tecnici italiani che allenano atleti stranieri saliti sul podio a Pechino. "Sandro Damilano è il miglior tecnico mondiale della marcia, come Gigliotti nella maratona. Gianni Ghidini lavora già da tempo con un bel gruppo di nostri mezzofondisti under 23. Bisogna far crescere atleti e tecnici insieme. Non è accettabile che gli atleti si allenino a casa loro: l'idea che tu possa allenarti a casa è perdente, perché ci si isola. Su questo bisogna fare un percorso insieme anche alle società".

Inevitabile una domanda sul caso Schwazer. "Non abbiamo cambiato il nostro atteggiamento rispetto alla questione. Resta l'intenzione di definire le squadre di marcia entro l'autunno, ma visti i risultati di Pechino al momento è difficile immaginare squadre al completo su 20km e 50km maschili. Dobbiamo riflettere".

Ecco alcuni argomenti raccolti da Andrea Buongiovanni e tralasciati nel comunicato ufficiale

IL DIRETTORE TECNICO - «C’è delusione, frustrazione - ammette Magnani - l’obiettivo era che gli atleti uscissero dal campo a testa alta, pochi lo hanno fatto. E chi ha fatto male ha oscurato chi ha fatto bene. Agiamo in un contesto in cui gli allenatori non sono quasi mai professionisti, anche quando si occupano dell’alto livello. Non voglio ridurre a questo il tema, ma l’80% dei nostri tecnici non sa l’inglese: cosa studia e come si aggiorna? ...

IL SETTORE TECNICO - «Il d.t. può scegliere quanti assistenti vuole, non dovrà però più succedere che un Fassinotti decida autonomamente di non gareggiare, perché il d.t. è in contemporanea sul percorso della marcia. Ma non ci saranno figure intermedie che si assumeranno responsabilità al suo posto, non ci servono mediatori o responsabili di settore. Ci deve essere comunicazione diretta. Il rapporto di fiducia però non basta, serve più controllo. Inoltre non accetterò più che gli atleti si allenino solo a casa propria. Certi periodi dovranno necessariamente venir affrontati nei nostri centri di alto rendimento ...

GLI INFORTUNATI - «I dottori Fischetto e Fiorella, per vent’anni, sono stati la struttura portante del settore medico federale. Quella struttura è stata decapitata. Da due mesi, e la sua presenza qui è stata utilissima, il professor Combi ha la responsabilità del centro nord e l’istituto di medicina dello sport del centro sud. Abbiamo trovato la strada giusta e big come Bencosme e Jacobs, per citare due nomi, sono già recuperati ...

I MILITARI - «Le logiche di entrate/uscite dai gruppi sportivi stanno cambiando. Ci sono elenchi precisi. A noi interessa solo un certo numero di atleti, un ricambio continuo: chi, nel giro di due anni, non farà risultati, dovrà essere dismesso. Una società, quest’anno, ha rinunciato a 18-20 atleti. Per mettere a punto il meccanismo servirà un po’ di tempo, ma è definito». Le reazioni a tutto ciò non mancheranno. Il dibattito è aperto.

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