Domenica forse passo a trovarlo ...
intanto guardo oggi chi più gli assomiglia:
quanto ha trasmesso il giornalista che l'ha incontrato?
Lui ascolta tutti, risponde a ogni domanda, si offre per decine di selfie fino a sfinirsi. La popolarità lo stanca più di una via di settimo grado, eppure non nega mai un sorriso.
Alex Honnold ha mani enormi e forti. "Non credo siano più o meno adatte al free solo. Ognuno ha le sue. Mani piccole sono utili per entrare in una fessura e mani grandi come le mie ti permettono di aggrapparsi meglio alla roccia".
Credo che la roccia sia roccia, solo in Australia e Sudafrica ce ne sono tipi che, toccandoli, ti fanno dire "Wow". Le Dolomiti mi attraggono per il panorama, per i paesaggi che ti offrono.
Il bello del free solo è che nelle quattro, sei o dodici ore di scalata sei sempre dentro all'attimo che vivi. Il free solo non ha tempo, devi solo eseguire.
So che sembra strano, ma non credo di aver fatto una cosa estremamente rischiosa. Ero molto preparato, per un anno e mezzo sono salito e mi sono calato dall'alto in sicurezza per studiare la via.
E poi non ho dovuto memorizzare tutta la salita ma solo alcune sezioni. Per 400-500 metri dovevo solo progredire.
Nei mesi precedenti, però, avevo dovuto studiare ogni dettaglio di un tratto di 8 metri di fessura. Sono 14 movimenti che conosco alla perfezione e che posso richiamare alla mente in qualsiasi momento.
Cosa faccio per allenare la concentrazione? Nessun esercizio particolare, solo pratica. È come per la paura. Anch'io la provo, anzi credo sia una buona compagna perché ti fa capire quando non sei preparato. Per gestirla però il solo metodo è la pratica.
Scalai la prima volta la Freerider nel 2007, in libera con un amico, e fu una pietra miliare per me. Iniziai a pensare di farla in free solo nel 2009.
Ho maturato l'idea per gradi ma ci ho pensato seriamente solo negli ultimi due anni, quando mi hanno proposto di realizzare un film su questa impresa (uscirà la prossima estate, ndr). Mi sono sentito in grado di riuscirci soltanto negli ultimi mesi.
Alex Honnold ha creato una fondazione per migliorare le condizioni di vita di chi è meno fortunato di lui. Vuole portare energia a impatto zero a chi non la può avere.
Nessun freesoloist è morto sfidando il limite, facendo qualcosa di davvero difficile. Chi è morto, è morto facendo cose facili che probabilmente stava affrontando in maniera rilassata.
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