domenica 5 ottobre 2014

Lo Sport del Doping, presidenti in cattedra

il Grande Sport nr.202
Quello di Atletica Vicentina era defilato in quinta al passaggio di Alessandro DONATI a Vicenza, un anno e mezzo fa. Di solito non fa il timido e ora sale sul tavolo dei relatori, insieme al presidente del Comitato Regionale Veneto della FIDAL che non ho incrociato a Sernaglia, Vicenza, Bassano del Grappa. Dopo i primi incontri del 2013 il Maestro dello Sport torna dalle nostre parti per parlare ai giovani - in sala Da Ponte a Bassano, sabato 18 al mattino - e lanciare la staffetta di Libera il giorno successivo - attorno alla piazza degli scacchi a Marostica, no stop dalle 9 alle 19.

Mi sembra un'accoppiata molto bella che torna al pensiero iniziale "i nostri figli possono salvarsi", meglio se genitori e insegnanti li assisteranno nella crescita. Io sono stato fortunato perché un insegnante di educazione fisica, mostrandoci i filmati della grande atletica all'inizio degli anni '80, ci spiegava che certe prestazioni non sono figlie del solo allenamento, e 30 anni fa ebbe il coraggio di organizzare un Convegno Nazionale proprio a Marostica: chiuse con queste parole che non avrà problemi a ripetere anche dopo 25 anni di dirigenza federale a diversi livelli ...

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Perché ci è venuta l'idea del Convegno? Per il desiderio di conoscerne di più. Gli operatori di base conoscono poco del problema del doping. Molte cose non riusciamo a capirle fino in fondo. A parte l'aspetto scientifico, rimane però l'aspetto morale. Quando ho pensato al Convegno, lo pensavo proprio da questo punto di vista.

Personalmente posso essere un idealista, però io l'attività sportiva la concepisco come diceva prima Leporati, e cioè prima di addentrarmi nel campo farmacologico, studiare a fondo scientificamente la possibilità del miglioramento naturale.

Questo problema doping, per vari motivi, è sentito più intensamente dal mondo dell'atletica leggera. La federazione internazionale vieta l'uso di anabolizzanti, non parla dell'autoemotrasfusione, vieta l'uso di certe sostanze considerate doping: ciononostante, atleti vengono trovati positivi e sappiamo che l'uso di additivi è diffusissimo non solo ad alti livelli, ma anche a bassi livelli.

Noi operatori di base lavoriamo con dei giovani e facciamo degli sforzi gravosi per avvicinarli all'attività sportiva. Indubbiamente per alcuni l'attività sportiva potrà proporre delle soluzioni per la vita futura.

Però di Pizzolato, di Mennea, di Dorio quanti ce ne sono? Quanti invece avevano iniziato l'attività sportiva? Quindi, quando noi iniziamo questi ragazzi alla pratica sportiva, pensiamo "se diventeranno bravi, forse faranno ricorso a questi mezzi che noi riteniamo ingiusti, non leciti da utilizzare per migliorare il proprio rendimento sportivo".

A questo punto il problema è "perché rimango nell'ambiente sportivo se io, che sto avviando i giovani allo sport, moralmente non condivido le scelte che lo sport di vertice induce a fare?". A me pare che l'aspetto morale prevalichi tutti gli altri, che servono semmai a questo punto a fare ulteriore chiarezza, a prendere posizioni più precise nei riguardi del fenomeno.
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