"Avevamo puntato la nostra visione sportiva per uno sport senza scorciatoie, e nel pieno dell'era Armstrong a un certo punto abbiamo ritenuto che era inutile rimanere, impossibile competere. Oltretutto il fatto che noi denunciassimo il doping è stato anche biasimato, ed al limite anche minacciato di punizioni dalle autorità ciclistiche internazionali. E questi fatti sono purtroppo confermati negli ultimi mesi."
Ma di cosa stiamo parlando? Come Francesco MOSER, Giorgio SQUINZI può raccontare quello che vuole ai suoi ascoltatori e non ci sarebbe molto da aggiungere ai commenti che sono piovuti in calce all'articolo non firmato: dalle condanne/confessioni di Johan MUSEEUW alla positività di Stefano GARZELLI nell'ultimo anno di MAPEI su due ruote. Nel suo team non mancavano le competenze per contrastare gli abusi farmacologici alla Lance ARMSTRONG e se il metodo di indagine utilizzato a posteriori contro il texano fosse replicato con tutti gli atleti non so cosa rimarrebbe dello sport e del ciclismo professionistico in particolare.
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