venerdì 25 gennaio 2013

Il mio Kenya (di Simone GOBBO)

Ancora a fine ottobre ho letto su un giornale locale "Zanatta e Gobbo sulle orme di Tergat". Subito mi sono attivato per dare disponibilità di pubblicazione ai due amici, perché le 16 pagine su CORRERE erano già andate due anni prima. Si capisce meglio l'incipit del racconto di Paolo nel post 16/01? Ecco quello di Simone ...

Essere arrivato in Kenya per me significa molto, è probabilmente la realtà che supera la fantasia. Esperienza gratificante e suggestiva: due settimane passate nel cuore del paese con alcuni dei migliori atleti del mondo. Due settimane passate nel VERO Kenya, non nel Kenya turistico; il mio Kenya. Nel Kenya che, per avere l'acqua calda si arrangia con un rudimentale impianto a legna e con il lavoro dell'inesorabile addetto. Lo stesso Kenya che ti priva dell'elettricità quando meno te l'aspetti: quante romantiche cene a lume di candela ...



Difficile non viaggiare con la fantasia e immaginare di poter trarre beneficio da questa esperienza sia a livello fisico che personale. Difficile anche non rimanere estasiati dal luogo e dal modo di vivere la corsa dei keniani. Tutti tentano questa strada. Correre significa evadere dal quotidiano. Correre è il sogno. Correre è la possibile via di fuga dalla povertà. Correre è la speranza: speranza di avere futuro, speranza di lasciare il tuo paese e poterci ritornare, dopo anni, avendo avuto nel frattempo successo. Il “mal d'Africa” non perdona ... in Kenya si ritorna!


Correre lì è all'ordine del giorno: d'altronde Eldoret è la “fabbrica dei campioni”...tutti corrono. Credevo di essere preparato nel vedere la bravura, il talento, la predisposizione naturale che i kenioti hanno nella corsa. Invece sono rimasto sorpreso anche da questo: talenti irraggiungibili per noi; mondo parallelo.  E come non rimanere meravigliati dalla semplicità e dalla naturalezza con la quale vivono i loro successi? La bravura è fine a se stessa, non un valore aggiunto per cui vantarsi. Nella loro semplicità vivono il tempo, la vita, la notorietà con autenticità.


Sarebbe forse banale spendere molte parole riguardo alla situazione umanitaria in Kenya; tante volte ne sentiamo parlare, tutti abbiamo sicuramente ascoltato molti racconti a riguardo. Dirò soltanto che vivere questa situazione di persona è, naturalmente, molto diverso che sentirla raccontare e cambia profondamente la visione delle cose. Come non tenere nella mente e nel cuore le corse con i bambini che, inseguendoti a piedi scalzi, urlano felici “musungu” (bianco)?


Noi i bambini però li incontravamo soltanto al pomeriggio, dopo la scuola; e in confidenza, non vedevo l'ora arrivasse quel momento, il momento migliore della giornata, per poter correre anche per pochi metri assieme a loro. Non potrei non avere come primo tra i miei ricordi i loro occhi allegri e speranzosi! Provare sulla propria pelle a vivere in un paese del terzo mondo ha vantaggi e svantaggi: soprattutto i secondi a dire il vero! Dal dover dormire riparati da una zanzariera per paura della visita di qualche indesiderata zanzara malarica, al viaggiare stipati in pulmini, o meglio, matato (furgoncini adibiti a mezzi pubblici, per il trasporto della gente in città) sovraccarichi di persone.


Viaggi adrenalinici, assolutamente impensabili per chi in un vero “matato” non è mai salito: sempre sovraffollati al punto di dover improvvisare seggiolini aggiuntivi con tavole di legno pronte all'occorrenza. Si viaggia veloci per guadagnare tempo, su strade improbabili ... forse è davvero un complimento definirle tali! Viaggio senza vista, anche nel posto finestrino: la vista tanto era ostruita dai locali appesi all'esterno del furgone ... guai a lasciare un posto vuoto: ahahahahahahah! Usufruire di ogni centimetro! Esperienze che servono soprattutto per poter apprezzare appieno tecnologia e comodità di casa propria.


Un viaggio è sempre un viaggio! Ti porta a riflettere, a vivere una realtà differente, e ciò è certamente motivo di crescita dal punto di vista personale. Oltre a benefici dal lato fisico, come è naturale che sia dopo due settimane di allenamento in altura, il Kenya, mi ha fornito nuovi stimoli e nuovo vigore. Il confronto, occhi negli occhi, con atleti eccellenti non può che stimolarmi voglia di crescere, di migliorarmi, di mettere alla prova me stesso.


Nuovi obiettivi, nuovi programmi, maturati anche e soprattutto durante quel periodo: il mio pensiero non può che andare al mio esordio da maratoneta. Portare a termine questo progetto nel migliore dei modi è il mio prossimo traguardo. Per il resto vorrei che il Kenya non rimanesse per me soltanto un ricordo ovattato: il mio desiderio sarebbe quello di ritornarci; lì la mia passione per la corsa troverebbe terreno fertile, stimoli e beneficio! Più che brama di successo, la corsa, è anelito di passione. Desiderio di rivincita. Brama di soddisfazione personale.

SimoneGobbo84@gmail.com - @FaceBook - @Twitter

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