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sborone - vd. @RW |
L'equazione è ardita: senza coefficienti, senza esponenti, senza operatori ... va un po' spiegata. Abbiamo tempo perché l'audizione di Alex SCHWAZER in Procura CONI è stata spostata al 30 ottobre per fare spazio al disastro che sta emergendo dal ciclismo (vd.
@gazzetta_12/10): come fa a diventare notizia un interrogatorio a BERTAGNOLLI di 17 mesi fa? Forse si è capito che Alex ha poco da aggiungere al fascicolo contro Michele FERRARI, che tenta di difendersi anche contro USADA (vd.
@53x12.com). Accerchiato (vd.
@gazzetta_18/10), ma ancora libero.
Partiamo con il campione australiano, che dopo il tonfo dal rientro agonistico (vd. post
21/12/2011) ha pubblicato un'autobiografia in cui racconta anche della depressione, delle manie suicide e dell'abuso di alcool. Cosa c'entra con Alex? Non molto, in quanto gli svarioni psicologici del marciatore non si sono configurate come malattia, ma il finale dell'articolo
@Gazzetta_13/10 mi ha fatto pensare.
Thorpe si era ritirato nel 2006 ad appena 24 anni "perché mi sentivo ormai una foca ammaestrata. Rendevo felice la gente, ma io mi sentivo un miserabile", rivela l'olimpionico, che assicura di non aver mai perso un allenamento per colpa dell'alcool e di essere sempre riuscito a nascondere i suoi problemi a psicologi e allenatori. Come era riuscita a scappare una situazione così grave di un uomo sotto continua osservazione? Per Alex era più facile, marciando per lo più da solo fra boschi e campagne.
Arriviamo al secondo addendo dell'equazione, Christian HESCH, un nome che probabilmente rimarrà sconosciuto in Europa. La sua storia è emersa con una lunga lettera autoaccusatoria inviata alle redazioni sportive (vd.
@RC) in contemporanea con l'uscita dell'articolo
@NYTimes. A Runner's World aveva mentito più volte in merito alle indagini da parte di USADA e quindi Scott DOUGLAS si è sentito in dovere di puntualizzare l'evoluzione delle accuse del doping (vd.
@RW).
Cosa è successo? Nel maggio 2010 Christian è travolto da un auto durante un allenamento in bici e, pur non riportando traumi gravi, non riesce a prepararsi adeguatamente nel periodo successivo. Dopo cinque mesi decide di ricorrere all'EPO per accelerare il recupero. Poi diventa un'abitudine abbastanza disinvolta, tanto che un compagno di squadra gli scopre delle fiale nella giacca. Radiato e messo alle strette dalla sua società, a fine estate viene costretto a collaborare con USADA fino alla squalifica e ai primi depennamenti dalle classifiche (vd.
@RW). Cosa c'entra con Alex? Non molto: Christian era un buon atleta, alla Roberto BARBI (vd. post
27/04/2011), che sceglieva di gareggiare a ripetizione in prove con montepremi abbordabile da 500-1'500$, di solito senza controlli antidoping. Mi ha fatto pensare la facilità con cui si procurava l'EPO dal vicino Messico e se la autosomministrava (vd.
@NYTimes). Perché avrebbe dovuto essere più difficile per Alex?
Troppi link? Il contributo meglio scritto, benché edulcorato e romanzato, è @NYTimes: inglese potabile e godibile in pubblicazione prestigiosa.