venerdì 13 aprile 2012

Boston addio! Non per Joan BENOIT SAMUELSON

vittoria alle Olimpiadi di LA 1984
Molti in Italia l'hanno conosciuta così, vincitrice sul traguardo della prima maratona olimpica a Los Angeles 1984. Una condotta di gara che sembrava scriteriata, in fuga solitaria fin dal primo ristoro. Un divario che si apriva sempre più. Quando le migliori hanno lanciato l'inseguimento era troppo tardi (vd. classifica finale).

Negli USA Joan era già un grande personaggio. Aveva già vinto di tutto dalle gare in pista (allora 3000m al massimo ...) fino alla maratona, passando per le distanze intermedie di cui è ricco il circuito statunitense. In particolare aveva vinto a Boston nel 1983 in un tempo che sembrava impossibile, 2h22'43", generando gli stessi pensieri che ormai ci annoiano dopo i 2h03' di Geoffrey MUTAI e Moses MOSOP (vd. post 30/04/2011). Ci pensò un paio di anni dopo a migliorarsi nel loop di Chicago in 2h21'21" durante un epico duello con Ingrid KRISTIANSEN che nella stessa primavera aveva portato la miglior prestazione mondiale a 2h21'06" a Londra , prima ancora che si potesse parlare di record.

(chi vuol divertirsi può incrociare le biografie fra le due già citate + Grete WAITZ e Rosa MOTA ... trova prestazioni tuttora spendibili in ambito mondiale).


Eppure Joan aveva rischiato di non partecipare alle Olimpiadi. Infatti le si era completamente bloccato il ginocchio destro dopo che per settimane le aveva fatto male in forma pesante e intermittente. Che fare? Il problema si era trascinato e a quel momento mancavano meno di tre settimane ai Trials e poco più di tre mesi alle Olimpiadi ... No Trials, No Olympics (vd. post 17/01).

vittoria a Boston 1983
Si affidò al chirurgo che le asportò dall'articolazione una massa fibrosa che si era infiammata. La condizione sembrava ben riavviata, ma Joan, con la sua voglia di strafare, rischiò di farsi male all'altra gamba che nella fase di ripresa era più sollecitata (tante info da Running with the Legends già citato nel post 15/02/2011). Alla fine partì per i Trials, vinse e poi la strada sembrò in discesa fino a Los Angeles, almeno a noi che l'abbiamo vista nelle immagini. Invece nella specialità appena nata era già scontro fra titani!

Sono passati solo ventotto anni e Joan è sempre lì, sulle strade del New England per una ricorrenza molto particolare (vd. post @RW.com)

On Monday, Joan Benoit Samuelson will return to the race she won in 1979 and 1983 and again tackle the 26.2 miles from Hopkinton to Boston. Last year, at age 53, Samuelson ran 2:51:29. She's never not broken 3:00 for the distance.

Samuelson set course records in both of her Boston victories. Women who broke another type of barrier will also be honored during marathon weekend, as this year marks the 40th anniversary of the first official women's field at the race. Nina Kuscsik, who won in 1972, will be joined by fellow members of the first women’s field Kathrine Switzer, Pat Barrett, Sara Mae Berman, and Valerie Rogosheske.

arrivo a Boston 2011
Nel frattempo Joan si è guadagnata anche un film sulla sua vita esemplare dagli stessi produttori che hanno realizzato Fire on the Track su Steve PREFONTAINE. Sottotitolo della stessa Joan ...

"Most of the inspiring stories that cross the finish line
come at the end of the pack …"

There Is No Finish Line is a testament to the power that running can bring to our lives. This film celebrates the life and spirit of Joan Benoit-Samuelson (Joanie), the first woman Olympic Gold medalist in the marathon.

Within the film are the historic moments of Joanie's improbable 1984 Olympic Gold Medal, are her world record performances in Boston and Chicago, of the times before Title IX, and her role in changing the perception of female running potential - breaking barriers and inspiring women and men thereafter.

The heart of the film follows Joanie as she is today, training on the trails in her home state of Maine, while still fitting in organic gardening, environmental conservation and time with her family. Her journey climaxes with an inspiring effort at the 2010 Chicago Marathon where she becomes the first woman to break 3-hours in five different decades!

In the end There Is No Finish Line... proving whenever and however Joanie's competitive career ends, her spirit and life accomplishments will remain, firing us up to go after our passions, whatever they may be.


She's like a Jedi Master (Bill Rodgers)

Tante altri video e foto nella sottosezione del suo sito. Qui un articolo a più ampia visione @GenderAcrossBorders ... Mi mancherà solo il suo autografo. Sarà per un'altra volta, se l'addio si trasformerà in un arrivederci. Per ora vi lascio con una appropriata canzone di Ivan Graziani: passa poco per radio e vive nel ricordo dei suoi numerosi fans http://www.ivangraziani.it/


PS lascio tutti i riferimenti per il prossimo post, sempre su Boston e un altro grande interprete di maratona che lì ebbe uno dei suoi acuti; gli indirizzi sono più che espliciti

http://news.runnersworld.com/2012/04/05/brief-chat-alberto-salazar-part-1-of-2/
http://news.runnersworld.com/2012/04/08/brief-chat-alberto-salazar-part-2-of-2/
http://www.newyorker.com/reporting/2010/11/08/101108fa_fact_kahn
bellissimo racconto di 30'000 battute che si leggono bene senza vocabolario
http://news.runnersworld.com/2012/04/10/brief-chat-dick-beardsleys-duel-and-more/

aggiungerò alcune divagazioni tecniche già seminate in precedenti post (vd. post 21/03 e 24/02 sul suo allievo Dathan RITZENHEIN); pensavo di conoscere sufficientemente Alberto e invece ...

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