Ho pubblicato la recensione di Daniele POTO nel post 24/11, poi ci ho aggiunto del mio nel successivo post 25/11: forse quando leggerò il libro capirò l'interesse che sta suscitando. Nel frattempo ho ricevuto queste note da un amico ...
Dopo aver letto “Lo sport del doping”, l’ultima fatica di Alessandro Donati, noto Maestro dello Sport del Coni e tecnico di atletica leggera, mi viene spontaneo fare delle riflessioni su quello che è un tema costantemente alla ribalta, vale a dire il doping. In verità avevo già letto “Campioni senza valore”, suo precedente lavoro sullo stesso argomento (conglobato nel post 24/11), ma trattandosi del 1989 tante cose sono nel frattempo cambiate e molti nomi nuovi si sono (purtroppo) aggiunti.
Come tutti i ragazzini ho cominciato a praticare sport prendendo come riferimento dei miti, da Moser a Cova, da De Zolt ad Antibo, dalla Di Centa a Indurain: bene, uno ad uno Donati me li ha smontati tutti. A dire il vero un paio me li ha risparmiati, Pietro Mennea e Stefano Mei, meglio di niente ...
È emersa una scandalosa compiacenza dei vertici dello Sport italiano (Coni e Fidal tanto per fare dei nomi) nei confronti di trattamenti illeciti su atleti a tutti i livelli, con occhi che sono stati tenuti volutamente bendati per anni e forse lo sono anche tuttora, per non parlare dei responsabili della ricerca antidoping i quali erano le stesse persone che diffondevano Epo, GH, anabolizzanti e chi più ne ha più ne metta.
Mi sono chiesto a che punto saremmo arrivati se questo paladino dell'antidoping non si fosse “sdraiato” su questa autostrada della droga. Nebiolo, Gola, Carraro, Pescante, Petrucci & Co. insabbiavano e lui rispolverava, allungavano i salti di Evangelisti e lui li sgammava, lo mettevano a lavorare in un sottoscala e lui vinceva le cause.
Altra domanda che mi sono posto: dall'analisi di Donati, che pur tratta di trent'anni di sport, non emergono situazioni anomale su discipline come ad esempio sci alpino, tennis, boxe, scherma. Vuoi vedere che ci sono delle isole felici? Dubito!
Alla fine l’equazione +doping = +risultati = +prestigio = +potere è micidiale, ma anche fa diventare frustrante l’attività degli atleti più talentuosi di oggi i quali devono scontrarsi con risultati degli anni 80 e 90 per loro inavvicinabili.
I recenti casi di doping di Contador, Armstrong, Schwazer dimostrano purtroppo che il doping non ha ancora intrapreso la parabola discendente, ad ogni modo mi auguro che almeno gli atleti minorenni vengano lasciati in pace.
Raffaele Moz, ex mediocre atleta e attuale dirigente di atletica leggera
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