sabato 30 aprile 2011

Boston 1992_2011_2012 - cross e maratona

Diverse persone mi hanno chiesto di commentare i risultati dell'ultima Maratona di Boston, soprattutto in merito ai tempi eccezionali dei primi arrivati. Appena conclusa la gara ho cominciato a spiegare sia di persona sia via sms che i tempi di Boston non sono omologabili perché il percorso non rispetta due commi della IAAF Competition Rule 260.28 pag.234
(b) The start and finish points of a course, measured along a theoretical straight line between them, shall not be further apart than 50% of the race distance
(c) The overall decrease in elevation between the start and finish shall not exceed 1:1000, i.e. 1m per km


panoramica verticale
Tante discussioni non sarebbero iniziate se ci si informasse da una fonte con piena cognizione di causa, come Amby BURFOOT su runnersworld.comDavid MONTI sullo stesso sito IAAF, donde ho prelevato le noticine appena riportate in calce proprio all'articolo che racconta la gara di Boston, almeno per chi non ha memoria dei lunghi dibattiti che hanno portato a precisare i criteri per cui un tempo in una gara su strada potesse essere denominato "record del mondo" e non semplice "miglior prestazione". Alcuni integralisti pretendevano che il percorso dovesse essere chiuso, se non addiritura andata/ritorno, e questo ha generato la separazione fra loop e point-to-point. Alla fine si arrivò a due valori (distanza partenza-arrivo inferiore al 50%, dislivello negativo massimo 1:1000) che tengono in gioco la maggior parte dei percorsi.

panoramica orizzontale
Gli organizzatori di Boston ovviamente non hanno mai rinunciato al loro storico tracciato, major o non major, record o non record, anche perché fino al 2011 ci sono stati pochi tempi veloci in quanto non si riesce a sfruttare al meglio le pendenze che portano dalle colline al mare in un continuo saliscendi. A me è rimasta impressa una battuta di Ruggero PERTILE che incontrai il giorno successivo alla NYC marathon 2007 dove lui fu bravissimo ad arrivare sesto e io fui fermato da crampi lancinanti nel finale e mi trascinai all'arrivo. "Che dura!" gli dissi io. "Dura questa? Vai a Boston! Non c'è un metro piano". Se la ricordava bene perché ci aveva corso solo sette mesi prima, settimo allora in una terribile giornata di pioggia fredda. Ci volevano quindi due fenomenali atleti senza paura di confrontarsi fino all'ultimo metro e messi nelle condizioni meteo favorevoli.

prof. G.P. LENZI guida ispezione
In tanti hanno già dato la loro valutazione tecnica: da Rodolfo LOLLINI su podisti.net con le sue pratiche e sensate valutazioni spannometriche, all'attento Orlando PIZZOLATO nel suo seguitissimo blog su cui ho postato un commento che qui vorrei estendere. Orlando ha ben descritto con parole semplici quello che succede a livello muscolare e nell'impostazione tecnica della corsa quando si corre su percorsi ondulati prevalentemente in discesa. Io ho voluto aggiungere che c'è anche da considerare l'aspetto energetico in quanto per esprimersi al meglio sui saliscendi bisogna essere in grado di gestire accumulo di acidosi e relativo smaltimento. Dove sviluppare al meglio queste qualità tecniche e metaboliche? Nel cross ovviamente.

ispezione percorso
Del vincitore Geoffrey MUTAI KEN avevo già parlato in precedente post 22/03, commentando il mondiale di corsa campestre a Punta Umbria, e dal punto di vista tecnico Moses MOSOP KEN non è da meno, anzi. Chi lo ha visto vincere con un minuto di vantaggio la Montefortiana Turà del 2007 ha preso paura. In pista vanta tempi migliori di MUTAI, benché realizzati fino a 4 anni fa, quando si giocava i podi mondiali sia in pista che nei cross. Nel 2007 fu secondo ai Mondiali di Corsa Campestre di Nairobi, dove Zersenay TADESE interruppe il dominio di Kenenisa BEKELE, e nel 2009 si trovò nella situazione di MUTAI quest'anno, ovvero stravinse i Trials kenyani ma non concretizzò la vittoria ai Mondiali di Amman, dove prevalse Gebregziabher GEBREMARIAM di cui ho già accennato in precedente post, giunto terzo e ben staccato a Boston. Che incroci di talenti e prestazioni!

preparazione materiali
Di sicuro il cross fa bene ai maratoneti. E posso dire che l'attività sui prati mi è mancata molto a Londra, dove il percorso è sicuramente veloce, ma non è un biliardo. Quanto avrei voluto avere quella riserva di abilità tecniche e margine anaerobico sui leggeri saliscendi e sottopassi sulle sponde del Tamigi! Dovrò rimediare per il prossimo anno perché c'è tanta voglia di Boston nel gruppo di amici 21-42, rimanendo alle dichiarazioni della cena di giovedì scorso, splendidamente conclusa a casa di BeppeP che nel consueto slancio di generosità ci ha deliziato con assaggi di Franciacorta (Ca’ del Bosco magnum e Bellavista) prosecco Col Vettoraz (extra dry e millesimato), Pico di Angiolino MAULE, un vino biodinamico da uva garganega 100% senza solfiti, difficile sul palato e ricco di soddisfazioni.

ritorno a casa
Il percorso di Boston mi aspetta dal 1992, quando ebbi l'occasione di visionarlo insieme a Salvatore BETTIOL a bordo dell'auto guidata dagli organizzatori della prestigiosa gara di Falmouth, da lui vinta due volte, in previsione di eventuale partecipazione che non ci fu negli anni seguenti. Allora il mio sguardo ingenuo di mezzofondista prolungato non fu impressionato più di tanto dalle famose colline perché ancora non conoscevo la fatica che si accumula lungo la strada prima di affrontarle. Io e Salvatore fummo compagni di stanza in quella lunga trasferta per i Campionati del Mondo di Corsa Campestre che si svolsero al Franklin Park di Boston, poco a sud delle ultime miglia del tracciato della gara ultracentenaria. Google Maps mi fa ricordare: si partì dall’adiacente campo di golf, poi si attraversò lo zoo e si girò intorno al White Stadium, arrampicandosi nel boschetto che lo circonda. Era il 21 marzo e c’era una discreta bufera di neve, che non impedì al kenyano John NGUGI di vincere con ampio margine per la quinta volta il mondiale dopo il poker di ori (1986 Neuchâtel SUI, 1987 Varsavia POL, 1988  Auckland NZL, 1989 Stavanger NOR), tutti stampati nella memoria. Uno dei pochi a fare negative split in campestre poiché era solito partire cauto per poi macinare la concorrenza sulla distanza. A Boston mi vidi sfilare da un'ombra scura dopo circa 3km che subito riconobbi per la caratteristica andatura. Go, John, go for the gold! Non mi sorpresi perché mi era già capitato tre anni prima al Cross delle Orobie a Bergamo.

Conegliano 09/1992
Salvatore olimpionico
Torniamo ai giorni nostri e facciamoci alcune domande. Quanto valgono le prestazioni di questi due fenomeni? Di sicuro molto e ho già segnalato alcune valutazioni. Quel che più conta per MUTAI è che gli organizzatori gli hanno riconosciuto i 50'000$ di bonus riservati al world's best time con la solida motivazione "when you run Boston and you run faster than any man or woman has ever run a marathon, you truly are in a league of your own". Quanti altri lo avrebbero fatto?
Dove si può arrivare in maratona? Proprio a Londra, sfogliando una biografia di Haile GEBRSELASSIE, ho trovato un calcolo del grande fisiologo David COSTILL che scriveva (vado a memoria) ... se Gebre estendesse fino alla maratona la potenza aerobica espressa sui 5-10'000m - su tempi allora da record del mondo - potrebbe correre 42,2km in 2h01'32". Concordo.
A quando sotto le 2h? Vietato guardare le estrapolazioni statistiche lineari che impazzano in giornali non informati, tutti figure e chiacchiere con poca sostanza.

###   tutte le foto tranne una riguardano la trasferta in occasione dei Campionati Mondiali di Corsa Campestre a Boston, 21/04/1992   ###

PS1 mi scuso per la lunghezza, ma non volevo spezzare il racconto; faccio finta che il post valga per tre e così mantengo il ritmo di 13 al mese; a breve mi tranquillizzo in lunghezza e frequenza di pubblicazione

PS2 al quarto arrivato Ryan HALL dedicherò un post intero, già citato in precedenza; troppo commovente la sua rinascita! great job, Ryan!

PS3 appena postato il resoconto di Filippo LO PICCOLO della sua maratona di Boston 2011; da leggere attentamente per fare tesoro della prudenza necessaria

4 commenti:

GIORGIO100 ha detto...

CIAO ENRICO,SOLITA GRANDE ESAURIENTE SPIEGAZIONE.BLOG MOLTO TECNICO.VEDO CHE CONTINUI AD INTEGRARE, (CON GUSTO),NEL POST-MARATONA,CI VEDIAMO!

Enrico VIVIAN ha detto...

@Giorgio100: grazie dell’apprezzamento! Il mio sforzo è proteso a rendere leggibili contenuti tecnici e statistici che reputo interessanti, intessendoli con racconti personali e non. Con i link si apre il mondo dell’approfondimento a cui spesso rinuncio nel testo principale per amore della scorrevolezza del racconto.

Per l’integrazione alcolica devo ringraziare l’avvocato BeppeP che con l’occasione assurge a sommelier. La sua cantina – completamente scavata nella roccia – si differenzia da tante altre per l’accessibilità, oltre che per la bevibilità. Giovedì sera ho avuto modo di scendere le scale e sono emerse anche bottiglie pregiate. Mi è balzata all’occhio una magnum di Fratta 1983 di Maculan da Breganze, tanto per rimanere in provincia. Bottiglia 2/50 autografata dallo stesso Fausto MACULAN che a rivederla si commuoverebbe. Chissà se la sua bottiglia 1/50 è stata bevuta o se riposa ancora nella sua preziossima cantina.

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Pienamente d'accordo con le parole di Ruggero Pertile, anche se trovo contrasto in tanti che, forse confusi da finali di stagione a corto di energie reputano la difficile New York alla stregua della difficilissima Boston.

Bello averle fatte tutte e due (ma, ti rendi conto di quale privilegio possiamo vantarci, un sogno per molti specie per chi non ha tanti denari da spendere), chissà se un giorno penserò di tornarci ma come hai ben detto, ce ne sono tante ancora da fare fuori dall'Italia di altrettanto belle...

Ed intanto l'Italia delle Maratone veloci mi sussurra di lasciarle perdere le belle straniere :-)

Enrico VIVIAN ha detto...

@Filippo: grazie delle ulteriori indicazioni

sono d'accordo con te che andare a correre all'estero è impegnativo, anche dal punto di vista economico

finora ho corso solo 10 maratone e mi mancano molte gare bellissime e vicine, anche quella più importante della mia regione ... Venezia!

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