venerdì 4 maggio 2012

Wesley KORIR, lo strano kenyano vincitore all'ultima maratona di Boston

Wesley KORIR e Sharon CHEROP
vincitori @ Boston Marathon 2012
Sto diventando autistico (almeno dal punto di vista atletico-comunicativo). Ho rimosso molti filtri ai canali sensoriali e mi entra di tutto nella mente. E tutto si mescola in continua rielaborazione. E poi spesso non esce, sommerso da un altro tutto che entra. Purtroppo l'attuale bombardamento globale non mi aiuta e forse è meglio che mi dia nuove regole. O nuovi schemi.

Di solito quando scrivo tendo ad argomentare, a legare le proposizioni, magari a dare il mio punto di vista. Ammiro molto chi in FaceBook riesce ad alimentare la propria tribù con poche battute e forse una foto. Provo a imitarne lo stile, se mi riesce in parte.

Mi è capitata sott'occhio questa splendida intervista a Wesley KORIR, vincitore dell'ultima maratona di Boston (vd. Peter GAMBACCINI @RW.com), e non voglio aspettare di intrecciarla con niente altro. Durante la gara in televisione lo avevo apprezzato molto, senza approfondire al momento, in attesa di informazioni che non hanno tardato ad arrivare. Lascio quindi la lettura completa dell'articolo sottolineando alcuni punti salienti.

Wesley KORIR ringrazia
# l'incontro con il campione olimpico Samuel WANJIRU (vd. post 19/05/2011) che, dopo l'arrivo della maratona di Chicago 2010, lo ha ispirato con un abbraccio e la frase "Wesley, tu corri come un campione. Ti prometto che, un giorno o l'altro, tu sarai un campione"
# l'esordio nella maratona di Chicago 2008 partendo nella ressa, 5' dopo i top runner "in fondo è stato un bene, il miglior modo per esordire in maratona"
# l'abitudine ad allenarsi da solo
# l'oculata gestione di gara in due maratone molto calde (Chicago 2008, Boston 2012)
# l'incontro nel 2004 - già maturo 22enne (vd. scheda @IAAF) - con il campione olimpico come Paul ERENG che lo ha guidato nel Kentucky, stato famoso più per il pollo fritto che per i mezzofondisti
# l'importanza della fede cristiana, anche nella scelta dell'allenatore Ron MANN
# l'attesa della cittadinanza USA, purtroppo fuori tempo massimo per le Olimpiadi di Londra
# la vita con la famiglia a St. Clements in Ontario CAN (*) perché la moglie Tarah McKay, canadese, ha problemi con il visto di ingresso negli USA; anch'essa valida mezzofondista in odore di Olimpiadi

Chi mastica l'inglese si sarà bevuto l'intervista in originale. Chi lo legge con fatica si sarà impegnato per capirne un po' di più. Valeva la pena! Fino a ieri Wesley era per me uno dei tanti kenyani che riempiono le classifiche. Oggi scopro che ha una bella storia da raccontare. Lo apprezzerò meglio alla prossima gara.

(*) l'Ontario confina con il Michigan, lo stato USA che abbiamo già trovato nella storia di Jason HARTMANN (vd. post 27/04): forse che l'aria dei grandi laghi fa bene come quella fine dell'altura?

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