Mi piaceva la data 05/05/05, poi un intervento all'anca che precedeva il mio andò per le lunghe e persi il turno, recuperato in extremis per il giorno dopo. Già ero impaziente dopo due giorni di attesa in corsia: operatemi! Ho fatto eseguire l'intervento bilaterale, anche se in carriera avevo sofferto prevalentemente a sinistra (piede maggiormente pronante + arto interno in pista), ma lo squilibrio aveva preso anche il tendine di Achille destro, che era stato sottoposto alle stesse cure devastanti negli anni: iniezioni a diverse profondità di antinfiammatori e colpo di grazia con laser Nd-Yag defocalizzato nel 1993-94. Trattasi dei primi modelli, a tutta potenza, non quelli odierni addomesticati da più regolazioni. Così il tessuto andò a sclerotizzarsi, sempre peggio negli anni, al punto che i tendini erano tanto rigidi e asintomatici che non si lamentavano più: scaricavano tutte le tensioni sui solei che si bloccavano senza avvertire. A me l'esito della RMN non sembrava così male, ma quando capitò in mano a Tommaso mi disse "leggi bene ...".
Così decidemmo per l'operazione, dopo che qualche assaggio agonistico nell'inverno 2004-05 mi aveva fatto tornare la voglia di gareggiare, quasi dieci anni dopo l'addio.
Ho fatto operare assieme i due tendini di Achille e, se mai avessi pensato l'esecuzione in due tempi, dubito che avrei fatto il secondo. Quanto male! La scomodità del letto operatorio (già dopo il primo non ne potevo più), la tortura continua dell'appoggio sul ghiaccio alleviata dal mix di antidolorifici in vena di cui persi il supporto all'uscita dall'ospedale. Il momento più tragico? La prima discesa dal letto per andare in bagno. Avevo le caviglie libere, senza gambaletti e sapevo che avrei dovuto camminare. Quanto male! Il primo pensiero è stato "qui si sbrega tutto" (vd. post 11/03 e anche 04/03). Tommaso aveva programmato l'intervento 05/05 perché sarebbe stato in ospedale anche la mattina successiva per seguire il decorso, mentre al pomeriggio 06/05 aveva ambulatorio altrove: solo e disperato. Dopo plurime chiamate senza risposta, ho provato a inviare un sms "sicuro che posso alzarmi e camminare sui miei piedi?". La risposta non tardò ad arrivare "SI DEVI". Su questo imperativo categorico è iniziata la ricostruzione: ogni grande corsa comincia con un primo passo. Retorico, ma vero.
• 2 settimane con stampelle, senza immobilizzazione delle articolazioni
• dopo 4 settimane inizio esercizi di rieducazione, sempre più intensi con il passare delle settimane
• dopo 3 mesi e mezzo inizio cauto della corsa, ripresa in pieno dopo altre 2 settimane
• tanti mesi per stabilizzare il nuovo equilibrio
• da giugno 2006 (quasi) tutto OK
In cinque punti l'impegno costante di un anno intero, che poi è continuato per mantenere la funzionalità della catena cinetica posteriore, quella che parte dalla nuca e scende per la schiena fino alla fascia plantare, passando per i tendini di Achille.
Le foto a corredo sono della splendida Kajsa BERGQVIST (vd. scheda @IAAF), regina protettrice del mio recupero, la quale si ruppe un tendine di Achille alla vigilia delle Olimpiade di Atene 2004 e ritornò più forte di prima già nel 2005. A proposito di salto in alto: peccato per il mancato ritorno in tempo per Londra di Antonietta DI MARTINO (vd. comunicato @FIDAL) ... qui si parla di problemi al ginocchio! Ho perso una musa ispiratrice per il mio nuovo recupero.
1 commento:
un'interessante porzione di libro di Gian Nicola BISCIOTTI su i processi di guarigione del tendine
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